” Opus ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 27 Marzo 2025.

26 Mar, 2025

John Malkovich veste i panni di un’iconica popstar, che ritorna sulle scene dopo 30 anni di silenzio, con un evento di lancio del suo nuovo album che si preannuncia tanto memorabile quanto misterioso. Fra i partecipanti una giovane giornalista, Ariel Ecton, che si ritroverà coinvolta in un piano machiavellico.

Il film vuol essere un mix che unisce elementi culturali, stili narrativi differenti e un pizzico di splatter e suspance per poi puntare su una morale intelligente nel finale. Le intenzioni sono ottime però il miscuglio non riesce ad essere del tutto lucido nel suo progredire e troppo spesso, il suo voler strafare ed esagerare nei toni e nei risvolti narrativi, lo porta a divagare e mancare il suo focus.

Il suo tentativo è quello di creare ansia in crescendo, attirare il pubblico con una bella estetica per poi insinuare dubbi con la costruzione tipica di quei thriller dove niente è come sembra e quando viene fuori la “rivelazione” ecco che si spinge sulla violenza e il caos totale. Tutto un po’ troppo familiare e quello che invece aveva di interessante cioè prendere l’industria musicale e farne satira, arriva troppo tardi e sembra concludersi solo con un bel discorso nel finale.

Il suo pregio, quello in cui “Opus” vince davvero e riesce ad essere un buon film è certamente la capacità di intrattenere al di là del suo messaggio. La sua componente suspance, il cercare di capire cosa si celi dietro a questo ritiro mediatico nel deserto e cercare di capire gli strani comportamenti delle persone, riesce bene a tenere alta l’attenzione. Il regista alla sua opera prima ha mano ferma nel dirigere un cast ispirato e con tocchi di follia ben calibrati e la sceneggiatura nel suo essere storia riesce nel suo intento di portarci fino alla fine.

Il thriller presenta diverse idee davvero interessanti ma nessuna di queste rimane impressa e i suoi spunti polemici, acuti e ironici dell’essere una celebrità e sul giornalismo sono troppo superficiali e convincono davvero poco nel voler essere incisivi.

Andrea Arcuri