Quando uno scandalo costringe il fratello a dare le dimissioni, Isla diventa presidente dei Los Angeles Waves, uno dei più leggendari franchise del basket professionistico, nonché attività di famiglia. Ambiziosa e spesso ignorata, Isla dovrà dimostrare agli scettici fratelli, al consiglio di amministrazione e alla comunità sportiva in generale di essere stata la scelta giusta per il posto.
Il personaggio di Kate Hudson si ispira alla vera storia di Jeanie Buss, presidente dei Los Angeles Lakers che ha prodotto la serie. La serie viene creata con piglio divertente e con ottimo ritmo che punta molto su rimandi e citazioni della cultura pop con vari alti e bassi di piccole e grandi tragedie fuori e dentro al campo da basket. Certo ogni crisi, o problema viene risolto con facilità e tutto o quasi finisce nel migliore dei modi, non stiamo parlando di un prodotto che vuole essere realistico o drammatico bensì scanzonato e simpatico in tutti i suoi aspetti.
L’intreccio dei vari personaggi e la loro caratterizzazione è ottima con un giusto mix tra battute sempre pronte e alcune fragilità dei protagonisti. Kate Hudson convince in un ruolo che incarna alla perfezione e riesce a trasmettere molte delle difficoltà di una donna che cerca di far carriera in un mondo tipicamente fatto di uomini. In 10 episodi da circa 30 minuti ciascuno, la serie riesce anche a portare avanti quel discorso femminista di volersi affermare e rompere gli stereotipi senza mai appesantire o dare vere e proprie lezioni moralistiche.
Viene lasciato un po’ troppo da parte il basket, sport appassionante e interessante che vediamo ogni tanto in qualche film ma che proprio in una serie poteva esser maggiormente spiegato e reso accessibile al pubblico. Ci sono momenti tra i giocatori, lo staff e la stessa protagonista ma sono fugaci apparizioni e i problemi affrontati sono molto stereotipati e poco funzionali alla storia se non a dare alle puntate minuti aggiuntivi i poco conto. In effetti lo sport non è il suo punto centrale quindi il fatto che venga messo in secondo piano potrebbe esser visto come un pregio o un problema di poco conto.
“Running Point” rimane valida per passare del tempo in modo spensierato combinando humor e un pizzico di dramma e dando ogni tanto imbeccate per riflettere su temi attuali come i pregiudizi, la dipendenza, l’arrivismo, l’emancipazione tanti altri. Rimane quindi una serie da vedere assolutamente.
Andrea Arcuri