” Follemente ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 20 Febbraio

17 Feb, 2025

La nostra mente è un posto molto affollato, siamo tutti pluriabitati con tante diverse personalità che devono convivere tra di loro. Razionali, romantiche, istintive, a volte folli. Ma chi comanda veramente? Il film è una divertente commedia romantica che ci fa entrare nei pensieri dei due protagonisti. Le varie personalità avranno voce e corpo e le vedremo discutere, litigare, gioire e commuoversi per cercare di avere il sopravvento e prendere la decisione finale.

Precisiamo subito, e senza vergogna, che il modello di riferimento narrativo e spunto ideologico è certamente quello del film “Inside Out”, con la raffigurazione di alcuni aspetti della nostra psiche. Se però il capolavoro Disney+/Pixar ci portava nella mente di un’adolescente, ecco che Paolo Genovese (il giornalista) ci porta a scoprire cosa succede nel cervello di un uomo e una donna sui 40 anni al loro primo appuntamento. Piero (Edoardo Leo) e Anna (Pilar Fogliati) si sono appena conosciuti e decidono di organizzare una cena intima per scoprire le loro affinità, aiutati (o meno!) dalle loro voci interiori. Nella testa di Piero troviamo Marco Giallini (la parte più logica e controllata), Maurizio Lastrico (l’animo sensibile e romantico), Rocco Papaleo (quello più estroso e filosofico) e Claudio Santamaria (la parte più d’impulso legata all’eros) mentre nella testa di Anna troviamo Claudia Pandolfi (la donna indipendente e femminista), Emanuela Fanelli (l’istintiva un po’ con la testa tra le nuvole), Vittoria Puccini (la romantica e speranzosa) e Maria Chiara Giannetta (la componente più pazza e anarchica).

Paolo Genovese è molto abile a muoversi tra tre diversi contesti: la casa di Anna, la testa di Anna e la testa di Piero. La messa in scena è dichiaratamente teatrale e con una sceneggiatura che non perde mai il filo del discorso e che passa in maniera chiara da un luogo a un altro, da un tono più leggero ad uno più serioso. Agli attori viene dato libero sfogo di destreggiarsi nei propri ruoli e nel mettere in scena le loro caratteristiche, sfruttando a pieno pregi specifici di ognuno di loro. Il film, inoltre, non cerca di essere originale nelle vicissitudini che caratterizzano la serata dei protagonisti, piuttosto abbraccia totalmente gli stereotipi di genere e cliché, in quanto vuole essere uno spaccato di comune realtà.

Diventano così momenti di imbarazzo semplici gesti come versare il vino (deve farlo lui? apparirà maschilista o galante?), oppure fare una domanda indiscreta quando l’altro riceve una telefonata (chi l’avrà chiamato? Sarà la moglie o la fidanzata?). Il tutto mentre nella nostra testa parte un guizzo di impeto sessuale ad una spallina scoperta o un lapsus nel confondere accomodarsi o sdraiarsi…a tavola. Nella testa dei nostri protagonisti convivono affermazioni di sé a volte in maniera ottusa ad ogni costo senza indietreggiare come il femminismo di lei oppure altre di in cui abbiamo paura di lasciarci andare come quel senso di romanticismo che ci spaventa perché visto come debole ed ecco che la confusione mentale di Lara e Piero diventa immobilismo paralizzante davanti a una scelta ad un primo sguardo semplicissima.

Altro aspetto molto valido è legato ai dialoghi. Sebbene rimane sempre presente quel suono, a volte ovattato, tipico del cinema Italiano e quelle piccole o grandi cadenze dialettali che non permettono alle parole di essere davvero universali, vogliamo fare i più sinceri complimenti alla costruzione dei dialoghi che vengono recitati egregiamente da tutti gli attori in scena. Rimane fino alla fine una coerenza di fondo che accomuna tutte le personalità e che farebbe invidia a tanti altri film. La tesi di fondo, senza volerla davvero svelare del tutto, risiede nello schematismo mentale di cui ognuno di noi è inconsapevolmente schiavo. Bisognerebbe lasciarsi andare e lasciare spazio all’improvvisazione del momento arrivando addirittura a far convivere sensazioni, pensieri e sentimenti agli antipodi e che non fanno apparentemente parte della nostra testa o del nostro genere.

Andrea Arcuri