“Let Me Eat Your Pancreas”. Recensione in Anteprima. Al Cinema solo il 3, 4 e 5 Febbraio.

1 Feb, 2025

Due ragazzi diversi nella personalità e un segreto ad unirli: Sakura e Haruki sono compagni di classe, ma non sono mai stati in confidenza. Lei è popolare, allegra e piena di vita, mentre lui è un ragazzo timido e impacciato. Un giorno, per caso, Takumi trova il diario della ragazza scopre che ha una malattia al pancreas e non le resta molto tempo. Per aiutare la compagna a esaudire i suoi ultimi desideri, Haruki inizia una serie di avventure lasciandosi travolgere dallo spirito gioioso di Sakura.
Il romanzo (nato sotto forma di web-book) di Yoru Sumino è stato un grande successo da cui ne è stato tratto un film live-action che ha ricevuto consensi ed è arrivato a incassare più di 31 milioni di dollari. La cinematografia nipponica è piena di prodotti che uniscono il melodramma adolescenziale con la malattia andando spesso a sfociare nel romantico ma sempre in maniera leggera e soave nel tipico stile orientale.

Abbiamo di fronte una delle migliori storie di questo genere meglio riuscite che vede arrivare un remake con attori reali che ne ripropone lo spirito e ne amplia la portata. Ecco che la storia vede continui passaggi tra passato e presente dando così imbeccate su come è nata l’amicizia tra i due protagonisti e quello che ha portato a vivere a livello emotivo. Da subito il film non nasconde la sua anima tra una colonna sonora struggente e un’aria sempre malinconica di quello che la ragazza sta subendo a causa della sua malattia e un destino ormai scritto e inevitabile. L’atmosfera è sempre in bilico tra il suo essere dolce nei passaggi, mai esagerata anche nelle possibili richieste più strane della ragazza dove il massimo che gli chiede è di giocare a “Obbligo o Verità” senza nessun tipo di risvolto banale e dove è sempre presente quel senso di profonda tristezza tramite un andamento tutto sommato lento e sommesso.

La parte romantica non sfocia mai perché in fin dei conti non è importante e quel contesto adolescenziale/scolastico, anche questo tipico di queste storie, è solo un modo per contestualizzare la storia e non viene mai sfruttato a dovere. Il regista Shô Tsukikawa ha una lunga esperienza di pellicole di questo genere ma per questa volta decide di rispettare la fonte e dare solo un tocco leggere riguardo personaggi di contorno buffi o classici (tranne due molto fondamentali) e concentrare la storia sulle interazioni tra Sakura e Haruki. Il rapporto tra i due rimane sempre al centro e nelle loro differenze viene fuori un’inaspettata alchimia di forte impatto. La ragazza sprona il suo nuovo amico nel vivere la vita nonostante lei a sembra scivolare via in maniera così sofferente. In fin dei conti quello che vediamo sullo schermo è proprio un percorso di cambiamento e crescita di questo ragazzo così timido e scostante nei confronti della vita.

Non mancano momenti struggenti, soprattutto nell’ultima parte, che non potranno far uscire qualche lacrima di commozione. Il fatto che proprio verso la fine vengono risolti alcuni passaggi di trama che erano rimasti in sospeso fino a quel momento e mai del tutto chiariti, dona al film uno slancio e nuovo interesse nel vedere come andrà a finire. Inoltre questo aspetto e nuovo interesse permette anche di vivere quei momenti più lacrimevoli e drammatici, appunto concentrati verso la fine, in maniera meno smaccata, stucchevole o fini a se stessi perché accompagnati da qualcosa di interessante e concreto da vedere in termini narrativi.


Andrea Arcuri