Scrittura a #muro.
Significa che non ci sono #a_capo o organizzazione della pagina in capoversi.
I dialoghi sono direttamente inseriti nella narrazione, senza virgolette, con il minimo indispensabile di punteggiatura.
Tutta questa struttura non è esibita tanto per un discorso di esercizio di stile. Le caratteristiche sopra elencate sono di sicuro utili per connotare la propria narrazione di elementi inquietanti, per creare ritmo, per non dare appigli di emergenza a chi legge e trasmettergli angoscia.
Nel caso de “Il canto del profeta” il motivo di questa scelta non è casuale.
Siamo in un presente/futuro prossimo, in un’Irlanda dove un governo conservatore sta rosicchiando a poco a poco i diritti della gente comune. La gente reagisce e ne consegue una guerra civile.
E’ un cadere all’inferno che avviene #in_progress e lo stile che ho citato all’inizio risulta molto utile per dare una certa concitazione allo sviluppo della trama. Ci sono poi alcuni aspetti che si rifanno a Orwell, altri che potrebbero riportare a certe atmosfere apocalittiche di Saramago (#Cecità). Su tutti ci metterei anche Kafka quando contrappone l’uomo, come essere mcroscopico, al #Sistema che è visto come un rullo compressore che va avanti senza dare più di tanto spiegazioni.
Perché oltre ad occuparsi della situazione generale, Lynch si preoccupa di vedere il precipitare degli eventi dalla prospettiva di una famiglia particolarmente coinvolta dalle circostanze descritte.
E’ sicuramente un invito alla riflessione, un invito alla consapevolezza di una tendenza #destrorsa della politica europea ma anche internazionale. Potrà essere un’opinione qualunquista quella per cui la gente comune ormai non creda più alle istituzioni, alla politica, al diritto di voto. Puntando su questo, il famoso #Sistema ampia le sue posizioni restrittive riducendo le potenzialità dell’essere umano.
Se ti fermi nella lettura vuol dire che sei #massificato dal sistema, mi dicevo. E me lo dicevo perché l’impalcatura del romanzo alla fine mi è risultata pesante e poco scorrevole. Faceva venir voglia di saltare le pagine per arrivare più velocemente alla fine.
Non l’ho fatto.
Non sono massificato.
Per ora.
Enrico Redaelli per Globalstorytelling