Ecco la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici della Marvel. Kraven, un uomo la cui complessa relazione con il suo spietato padre, il gangster Nikolai Kravinoff, lo conduce su un cammino di vendetta con conseguenze brutali.
La Sony prova ad espandere il suo universo di supereroi legati a Spider-Man cercando di prendere un personaggio nuovo e accattivante come Kraven, mettere insieme un cast di nomi noti come Russell Crowe e Aaron Taylor-Johnson, puntare sul sangue (infatti il film è VM 14 anni) e poco altro. Il problema è che anche tali aspetti non vengono sviluppati per bene e c’è la sensazione che si voglia solo sfruttarli a livello teorico e per niente in maniera pratica al meglio delle possibilità.
Andiamo per ordine…
Il budget cresce rispetto agli altri precedenti come “Madame Web” e ” Morbius” ma in più di un’occasione non sembra che i soldi siano spesi bene tra momenti di velocità del personaggio mentre fa le sue acrobazie e Rhino reso in maniera pessima quando finalmente si presenta sullo schermo. C’è una sovrabbondanza di animali in CGI mal realizzati che per un film basato in particolare proprio su questo elemento, si direbbe essere proprio l’opposto dell’effetto desiderato.
Gli attori sono di prim’ordine ma spesso poco sfruttati per le loro caratteristiche e capacità affidando loro personaggi da fumetto nell’accezione peggiore del termine. Faremo la conoscenza di Calypso, L’Estraneo, Rhino e tanti altri con stile schematico e poco accattivante a cui vengono attribuite facoltà senza tante spiegazioni o logiche. Anche lo stesso Sergei/Kraven ottiene i suoi poteri in modo ridicolo con poca convinzione e quella che poteva essere un’affascinante attrattiva dell’attore scelto cioè la sua fisicità viene poco sfruttata visto che lo vediamo mettersi in mostra in pochissimi momenti. Ci si chiede spesso l’utilità di molti personaggi come ad esempio la stessa Calypso a cui Kraven chiede di trovare dei personaggi loschi quando lui stesso dice di essere “cacciatore più in gamba del mondo, che può trovare chiunque, dovunque”. Ma questo è solo un esempio di tante scene/personaggi/passaggi di questo tipo.
C’è poi la sensazione e viene quasi in mente che questo aspetto sia volutamente ricercato e che si voglia rifare un film dallo stile molto anni ’80. I personaggi macchiettistici, i dialoghi volutamente d’effetto, i momenti action alternati ad altri più di introspezione portano ad uno schematismo d’altri tempi che risulta datato e poco credibile. Si cerca in maniera forzata di creare momenti d’impatto su più fronti insieme passando a contesti differenti con poca logica e questo non fa altro che portare il film a durare oltre due ore con parecchi passaggi ridondanti.
L’elemento caratteristico che davvero poteva differenziare questa pellicola è la scelta di spingere sul sangue e sulla violenza non risparmiando al pubblico schizzi e altre mutilazioni. Certo l’effetto realtà di certe scene d’azione viene mitigato perché va bene essere VM 14 che già si perde una fetta di pubblico ma spingere l’acceleratore sul realistico avrebbe portato ad un divieto dei maggiorenni e quindi eliminare così una grossa fetta di pubblico. Risulta strano però che certi effetti siano un po’ occasionali perché va bene il sangue nei combattimenti corpo a corpo ma non dimenticarci che il nostro protagonista striscia spesso a piedi nudi sull’asfalto e calpesta vetri senza mai avere un graffio. Quando poi serviva davvero dare massima espressione dell’effetto brutale o violento di una caccia, ecco che la telecamera si sposta e tutto risulta mitigato e quindi ancora una volta poco realistico.
Quando in un film non si riesce a fare altro che elencare momenti venuti male, passaggi poco credibili e personaggi quasi irritanti per come sono stati resi..c’è poco da fare. Significa che il film non ha nulla che possa piacere e ancor meno da salvare dopo la visione.
Andrea Arcuri