Intervista a Federico Villa – Ballare sul disagio è parte della soluzione, forse

8 Nov, 2024

“Visto da vicino, nessuno è normale” è la frase che ripeteva Franco Basaglia (1924-1980) il più famoso psichiatra e neurologo italiano, un innovatore nel campo della salute mentale e riformatore della disciplina psichiatrica in Italia, storica la sua battaglia per chiudere l’istituzione manicomiale.

 

Spesso il disagio è subdolo, è invisibile come le città di Italo Calvino oppure siamo noi che volgiamo lo sguardo da un’altra parte. Ma non tutto è perduto. Ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale è l’obiettivo di tante comunità che faticosamente ogni giorno lavorano per includere socialmente chi la diversità se la porta addosso come una seconda pelle e accade che dopo una sconfitta sia pronta una rivincita.

 

Lui è Federico Villa, capelli verdi, trentuno anni compiuti lo scorso dodici ottobre e milanese di nascita, ma indiscusso protagonista di Sesto San Giovanni, la non periferia che il capoluogo lombardo bacia alla fine di Viale Monza: “Mi definisco una figura leggendaria di Sesto San Giovanni, mi conoscono tutti perché sono il matto che ce l’ha fatta. Sono un maniaco depressivo diagnosticato bipolare di primo tipo. La malattia è iniziata a diciotto anni e per circa dieci anni ho fatto dentro e fuori dalle psichiatrie con vari TSO per fasi depressive e maniacali. In questi anni sono venuto in contatto con un variegato ambiente sanitario: dall’inferno totale all’hotel cinque stelle lusso dove l’umanità è quasi disarmante”, racconta Federico a GST.

 

Dall’età di diciannove anni e fino ai ventotto Federico ha trascorso un periodo immerso nella totale devastazione chimico/terapeutica: “Ho preso una miriade di psicofarmaci diversi prescritti da medici incompetenti, poi la fortuna ha voluto che incontrassi il mio salvatore che mi ha proposto l’unico farmaco che non avevo ancora provato perché considerato blando per il mio caso. Ha funzionato, il tutto abbinato con una seria psicoterapia. Ero il pazzo di Sesto e di Milano Nord, mi trovavano nudo arrampicato sulle statue, volevo portare la pace nel mondo, suonare le campane e appena mi spostavo per dirigermi a Milano gli sbirri erano già pronti a placare la mia esuberanza”, continua Federico.

 

La naturalezza con cui Federico racconta la sua esperienza lascia basiti, come lascia senza parole il fatto che negli anni duemila si giunga ad una cura per esclusione: “Così è andata, ero fuori come un balcone, ma davanti a tutto metto la mia famiglia senza la quale non avrei ottenuto questi risultati. Mi ha sempre sostenuto e non mi ha mai lasciato solo accompagnandomi fino ad oggi” dice Federico a GST.

 

Un oggi di assoluto riscatto e rivalsa: “Un trentunenne laureato in scienze dell’educazione che lavora in una comunità psichiatrica (ex Paolo Pini) e si occupa di ragazze borderline bipolari che non sono tanto diverse da me quando avevo ventanni”.

 

In tutto questo ottovolante di emozioni, però, la musica ha avuto un ruolo determinante: “Ho iniziato a suonare la chitarra classica all’età di sette anni ed è stato mio padre ad iscrivermi ad un corso, lui ascoltava i Guns N’ Roses e mi faceva vedere i video degli assoli di Slash durante i live. Suonavo la classica ma poi mi sono ribellato ed è arrivata la fase grunge e hard rock con i Nirvana, Alice in Chains, Sonic Youth e altri, racconta Federico. E ancora: “La musica, insieme alla mia famiglia, è stata determinante durante la mia malattia, mi ha salvato, è stata una sorta di evasione dalla routine negativa”.

 

Un bel diversivo che ha portato Federico Villa ad affermarsi anche artisticamente: “Ho sempre avuto tanti progetti, noiscore, no wave post punk, ho sempre provato ad emergere. Le mi prime produzioni risalgono a quando avevo undici anni e smanettavo con la no wave avendo anche un discreto successo, fino a quando sono passato alla musica elettronica e i primi live con il nome Villa Psicosi, associando il cognome con la malattia”.

 

Da Villa Psicosi a Psicosi Di Ottobre il passo è stato breve: “Si, io sono come diagnosi psicotico anche se mi definisco ex e poi sono nato ad ottobre. La Psicosi Di Ottobre è un collettivo musicale composto dal sottoscritto, Nicholas Chanine e Jitendra Abey Gunawardena. Ho conosciuto Nic e J tramite il presidente di una onlus che aiuta i ragazzi con disagi a fare musica” dice Federico.

 

La Psicosi Di Ottobre è attiva soprattutto nei live e da gennaio ad oggi ha già segnato quarantaquattro date, caratterizzandosi per uno stile musicale molto particolare: “Si tratta di Hyper Swag un termine coniato da me che indica un mix tra lo spaccare, muovere i culi e ostentare, menarsela insomma. Quindi abbiamo il ballo, il pogo, il canto e fare i fighi”.

 

L’Hyper Swag è una forma di spettacolo in cui rientra il singolo Busta Nella Boombox” che presenta delle grafiche disegnate dallo stesso Federico: “In modo stravagante e no sense il pezzo parla di una storia d’amore tra due tossici, dove lei chiede a lui come uscire da questo loop e lui semplicemente risponde che non è un clinico e bisognerebbe farsi supportare da uno specialista. Il brano invita a chiedere aiuto per combattere la dipendenza. Bisogna avere il coraggio di alzare la mano quando si ha bisogno, qualcuno il dito lo prende, ma senza quel coraggio affoghi da solo. Poi il cammino è duro, nessuno si impegna al posto tuo, lo sforzo lo devi fare tu, qualcuno ti indica la strada e tu se vuoi la percorri”, precisa l’artista a GST.

 

Il lavoro di Federico Villa non si è fermato alla relazione tossica, a metà ottobre è uscito il nuovo curioso singolo Carmelo sei uno stronzo”: “È un dissing ironico al mio ex psichiatra, un incompetente. Le sonorità sono hyper pop, pop punk e anche emo screamo.”

 

 

Grazie Federico, da vicino sei perfetto.

 

 

Davide Debernardi per Globalstorytelling