Hai mai sognato una versione migliore di te? Sei sempre tu. Semplicemente, migliore, in ogni senso. Si chiama “The Substance”. Ti cambia la vita. Genera una nuova versione di te. Una versione più giovane, più bella, una versione perfetta. C’è solo una regola: vi dovete dividere il tempo. Sette giorni a testa in un equilibrio perfetto. Facile, no? Se rispetti l’equilibrio…
Il secondo lavoro di Coralie può essere definito in tanti modi; un thriller horror con punte di psicosi e ansia che mette al centro in maniera diretta sangue, glamour, bellezza e violenza ma che invece ci parla di ossessione, manie personali, incapacità di accettare l’inevitabile e di tutta la cattiveria e brutalità dell’essere umano nel raggiungere i propri obiettivi.
Come si diceva prima la regista grida la sua tesi, espone senza ritegno o limite, supera i limiti e poi va oltre e ci costringe ad una durata decisamente abbondante che non lascia la presa per oltre due ore dimostrando che le mezze misure, i sottotesti i suggerimenti non appartengono a questo film. Tutto si fa grottesco ma non dimentica mai di essere pungente, satirico e divertente in modo oscuro.
La regista usa una narrazione avvincente e dice qualcosa di specifico. Più che dire bisognerebbe dire che grida qualcosa! Sfacciato e sicuro di sé attraverso il grottesco nella sua parte più affascinante tramite l’esposizione dei corpi nella loro magnificenza che attirano e ipnotizzano ma che poi distruggono e decostruisce ogni (bellissima e accattivante) certezza. Demi Moore e Margaret Qualley sono due corpi ipnotici che attraversano questo film a cui aggiungono delle interpretazioni viscerali. Ci conquistano con le loro curve perfette, sguardi ammalianti e inquadrature morbose ma quando pensiamo di essere arrivati alla maggior esposizione del corpo femminile, ecco che tale esposizione viene superata perché in fin dei conti la realtà che ci viene esposta è certo amplificata ma neanche più di tanto.
Certo tale scelta creativa ed estetica potrebbe non solo disturbare lo spettatore ma soprattutto far perdere di forza propulsiva gli intenti e le morali del film. In fin dei conti però “The Substance” è così, fiero di esserlo e se qualcuno ha un problema con tale metodo, è solo un suo problema. Prendere o lasciare.
Andrea Arcuri