Sergio Frigo condivide con noi il suo sguardo appassionato e profondo conoscitore del cinema…  

28 Lug, 2024

Originario dell’altopiano di Asiago e residente a Padova, è docente di geografia e giornalista. Dal 2018 è presidente del premio “Mario Rigoni Stern” per la letteratura multilingue delle Alpi, subentrando al figlio dello scrittore, Gianbattista Rigoni Stern. In qualità di giornalista e scrittore, si è reso disponibile a parlarci del suo lavoro nella giuria del Gallio Film Festival…

 

Come procede questa esperienza e cosa vedi di differente tra questo Festival e gli altri?

La peculiarità di questo festival è che recupera un po’ l’ottica da cineforum; dopo la proiezione, infatti, il pubblico ha la possibilità di partecipare ad un dibattito grazie alla presenza del regista o di un moderatore in sala, nel nostro caso la presentatrice Ilaria Serra. Quello che ha fatto piacere notare è la partecipazione attiva del pubblico alle post-proiezioni pomeridiane durante le quali numerosi interventi hanno portato alla luce delle sfumature di scene o interpretazioni che magari neanche noi della giuria avevamo tenuto in considerazione.  Questo è davvero interessante e sicuramente arricchisce molto tutti. Al contrario, ai grandi festival i mestieranti interagiscono solo con i giornalisti in sala stampa e quindi manca il confronto con il pubblico.

 

Come è composta una giuria di un festival di questo tipo e qual è il tuo apporto?

La giuria è solitamente composta da tecnici (registi, critici, attori) o da appassionati di cinema e scrittori come me. Il mio apporto è quello di uno spettatore non specializzato sugli aspetti tecnici e la recitazione, ma competente su alcuni fattori specifici come la sceneggiatura e i contenuti. Tuttavia, il confronto con gli altri giurati, mi ha consentito di dare una valutazione più completa e globale di ogni pellicola tenendo in considerazione tutti gli aspetti cinematografici. 

 

Come giudichi la selezione dei film di quest’anno?

Ci sono stati anni in cui i film erano discreti,  altri invece in cui la qualità è stata più alta; questo credo sia semplicemente dovuto al cinema Italiano del momento. Ad esempio, dopo la pandemia vi è stato un leggero calo della qualità delle opere prime al festival. Sono in questa giuria da 5 anni e alcune volte abbiamo faticato a trovare un’opera tra quelle in concorso che riuscisse a soddisfare tutte le qualità per poterlo poi premiare. Sto notando un miglioramento in questi ultimi due anni e stiamo facendo fatica a selezionare un film da premiare piuttosto che un altro. Inoltre, ognuno di questi titoli ha delle qualità specifiche in una o più categorie e questo rende più complicata la selezione. Ci sarebbe piaciuto avere a disposizione più premi relativi alle varie caratteristiche, come ad esempio migliore colonna sonora o fotografia, per poter dare un riconoscimento anche ad alcuni titoli che non sono stati premiati.

 

Rispetto alla varietà stilistica e di genere tra i film in concorso, come si svolge il lavoro della giuria?

Ci muoviamo in maniera ecumenica, nel senso che facciamo una prima scrematura tra i titoli in concorso. In un film con una buona regia notiamo da subito che sono presenti altre caratteristiche molto valide, come ad esempio una buona interpretazione o sceneggiatura; dunque valutiamo se quel film riesce a mantenere l’interesse o la tensione nel pubblico per tutta la sua durata. Successivamente recuperiamo le altre categorie confrontandole tra le pellicole selezionate, magari anche notando se tra queste c’è un film più professionale oppure più artigianale, e infine decidiamo come valutarli. Casualmente quest’anno miglior regia e sceneggiatura sono stati assegnati allo stesso film, il quale ha ricevuto anche il riconoscimento da parte del pubblico.

 

 

Lo sguardo appassionato di Sergio Frigo è quello che lo contraddistingue e per questo lo vogliamo ringraziare. Il lavoro svolto per il Gallio Film Festival è stato significativo e vi invitiamo a seguirlo nelle sue opere future. 

 

Andrea Arcuri