Proiezione di “PALAZZINA LAF” oggi alle 16:00 al Gallio Film Festival 2024

23 Lug, 2024

PALAZZINA LAF di Michele Riondino

Offerto da PATRICK FRUTTA E VERDURA

 

NOTE DI REGIA

Quella della Palazzina LAF è la storia di uno dei più famigerati “reparti lager” del sistema industriale italiano. È la storia di un caso giudiziario che ha fatto scuola nella giurisprudenza del lavoro. 79 lavoratori altamente qualificati costretti a passare intere giornate in quello che loro stessi hanno definito in tribunale “una specie di manicomio”. Per la prima volta il confino in fabbrica fu associato a una forma sottile di violenza privata e per merito di questa sentenza un termine ancora non riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico fu finalmente introdotto. Quello della palazzina LAF fu il primo caso di mobbing in Italia. «Ai lavoratori “confinati” non è chiesto di produrre, ma di trascorrere le giornate senza fare niente, guardando il soffitto o girandosi i pollici, fino a quando quel lento, prolungato stato di inazione non diventa una forma estrema di violenza contro la propria mente e il proprio corpo. In breve, il confi- nato diventa monito per tutti gli altri, per tutti quelli, cioè, che continuano a lavorare alla catena. Se non ti comporti bene, ecco cosa ti aspetta… Allo stesso tempo, chi è spedito in un reparto confino è costantemente esposto al ricatto di passare dal confinamento al licenziamento, di cadere dalla padella nella brace». Queste le parole del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande che avrebbe dovuto cofirmare la sceneggiatura assieme al sottoscritto e a Maurizio Braucci. Purtroppo, durante la lavorazione Alessandro è venuto a mancare e dunque, anche per questo, il film vuole essere un omaggio alla sua opera. La stessa indagine sui reparti lager è una delle produzioni di Alessandro. Tutti i fatti narrati nel film sono frutto di interviste fatte a ex lavoratori ILVA ed ex confinati, e i passaggi finali sono dettagliatamente presi dalle carte processuali che hanno determinato la condanna degli imputati e il risarcimento delle vittime. Questo film vuole essere una sorta di affresco sociale, non vuole raccontare quello che succede oggi a Taranto, ma quello che oggi viviamo è sicuramente frutto del disinteresse di chi nel 1995 ha sacrificato un’intera città sull’altare del proprio capitale.

 

SINOSSI

  1. Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.

 

REGISTA

Dopo gli anni di studio in Puglia, Michele Riondino si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.Nel 2011 è nella Serie Rai Il segreto dell’acqua, nel 2012 è il protagonista della nuova fiction Rai Il giovane Montalbano, prequel della nota serie tv con Luca Zingaretti, in cui interpreta il neocommissario siciliano. Nonostante la TV gli conferisca il grande successo, è il cinema a riconoscere la sua bravura. Nel 2018 è stato il padrino della 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2023 torna nel teatro con Ritratto dell’Artista da Morto.

 

Andrea Arcuri