Il burattinaio Vincent resta affezionato ai disegni del figlio scomparso e il pupazzo di un mostro blu di nome Eric, convinto che se riuscirà a portare Eric in televisione, suo figlio tornerà a casa.
Benedict Cumberbatch si rivela essere nuovamente una conferma a livello recitativo e di carisma anche con un ruolo non così semplice, lineare e positivo. Vincent, Il suo personaggio filtra la realtà attraverso uno sguardo geniale legato alla creatività ma anche ma anche profondamente autodistruttivo e negativo legato al cinismo.
Questi aspetti si vanno a enfatizzare soprattutto quando scompare il giovane figlio di appena 9 anni che liberano totalmente l’estro creativo di Vincent sia nella sua componente più leggera come l’immaginazione ma che viene inevitabilmente delineate e virata alla negatività verso se stesso e il mondo che lo circonda. Dopo i primi due episodi che tengono incollato lo spettatore arriva una rivelazione che fanno perdere l’interesse verso il mistero della scomparsa del piccolo Edgar. Questo permette alla serie di essere differente rispetto a tante altre e puntare l’attenzione sulla pazzia e i cambiamenti di Vincent che si rivela essere il vero fulcro narrativo e motore della vicenda.
I tanti problemi che si nascono spesso dietro ad una classica famigliola (apparentemente) e i moltissimi risvolti legati al thriller poliziesco visto che rimane l’indagine in sottofondo si confondono e uniscono molto bene lungo i sei episodi. Si parla anche di discriminazione in pieno anni ’80, di disillusione verso i propri idoli ma anche e soprattutto di instabilità emotiva riescono a rendere questa serie indimenticabile sotto molti aspetti.
Andrea Arcuri