All’Arlecchino il cinema di Marlon Brando

22 Apr, 2024

Dopo il grande successo della rassegna dedicata a Yasujirō Ozu e Ingmar Bergman, Cineteca Milano propone all’Arlecchino una rassegna dei titoli più celebri di Marlon Brando di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita (3 aprile 1924 a Omaha) e i vent’anni dalla morte (1 luglio 2024, Los Angeles). Si partirà il 27 aprile alle ore 17.00 con Fronte del porto, per continuare il 28 aprile sempre alle 17.00 con Un tram chiamato Desiderio e il 29 aprile alle 21 con Ultimo tango a Parigi (di cui saranno fatte tre proiezioni). In programma ci sarà anche Apocalypse Now – Final Cut (due proiezioni), Il padrino, Il selvaggio e Missouri.

Divo tra i più sensibili e ricchi di talento del cinema hollywoodiano, interprete carismatico, coraggioso e imprevedibile nella scelta dei ruoli, Marlon Brando ha prestato il suo volto a personaggi complessi, ambigui e combattuti e la sua carriera è stata molto altalenante, con oltre 40 film interpretati. Fra i numerosi riconoscimenti ottenuti durante la sua carriera, vanno ricordati i due Oscar che gli sono stati conferiti rispettivamente nel 1955 per Fronte del porto di Elia Kazan, e nel 1973 per Il padrino di Francis Ford Coppola, nonché il premio per la migliore interpretazione al Festival di Cannes con Viva Zapata! (1952) ancora di Kazan.
Figlio di un commesso viaggiatore e di un’attrice, nel 1943 seguì a New York la sorella Frances. Dopo aver frequentato corsi di pittura e di danza, si iscrisse al Dramatic Workshop, fondato nel 1940 e nel 1944 debuttò in palcoscenico interpretando Gesù Cristo in Hannele di Gerhart Hauptmann. Nello stesso anno esordì a Broadway con la commedia I remember Mama di John Van Druten. Il trionfo arrivò sotto la guida di Kazan, con il ruolo di Stanley Kowalski in Un tram che si chiama Desiderio. Brando debuttò al cinema nel 1950 con Il mio corpo ti appartiene di Fred Zinnemann. Dopo la riduzione cinematografica di Un tram che si chiama Desiderio (1951), portato sullo schermo dallo stesso Kazan, interpretò la parte del rivoluzionario Emiliano Zapata in Viva Zapata!, ancora del suo mentore Kazan. A quello di Zapata seguì il potente ritratto di Marco Antonio in Giulio Cesare (1953) di Joseph L. Mankiewicz. L’anno successivo, grazie al discusso melodramma Fronte del porto, girato da Kazan in piena era maccartista, Brando nel ruolo del portuale e pugile fallito Terry Malloy, impose all’industria del cinema la sua bellezza da sex symbol, ma anche la sua tecnica raffinata e virtuosistica e divenne definitivamente un’icona del divismo cinematografico. Altro grande successo nel 1953 fu Il selvaggio diretto da Laszlo Benedek, capostipite del filone sul ribellismo giovanile. Dopo alcuni anni di alti e bassi, tornò a offrire un’interpretazione memorabile con il ruolo del tormentato ufficiale nazista Diestl nel melodramma bellico I giovani leoni (1958) di Edward Dmytryk e con il ruolo di tenebroso vagabondo in Pelle di serpente (1960) di Sidney Lumet. Coinvolto in progetti contraddittori e ben poco significativi, Brando tornò a livelli più consoni alle sue qualità con il ruolo dello sceriffo in La caccia (1966) di Arthur Penn, del cacciatore di bisonti in A sud-ovest di Sonora (1966) di Sidney J. Furie e dell’avventuriero colonialista inglese Sir William Walker in Queimada (1969) di Gillo Pontecorvo. Trovatosi ai margini dell’industria cinematografica con la pessima fama di star costosa, capricciosa e inaffidabile, il suo declino artistico e commerciale si arrestò grazie a due grandi e memorabili interpretazioni, quella di don Vito Corleone ne Il padrino (1972) diretto da Francis Ford Coppola e quella di Paul in Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci. Dopo una lunga pausa, Marlon Brando si ripresentò con un’altra rimarchevole performance in Missouri (1976) spiazzante western di Arthur Penn per non parlare di quella del delirante colonnello Kurtz nel titanico Apocalypse now di Coppola (1979). Ritiratosi momentaneamente dalle scene nel 1980, riapparve nel 1989 in Un’arida stagione bianca di Euzhan Palcy, per il quale è stato candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista, e nella commedia diretta da Andrew Bergman Il boss e la matricola (1990). Tra le ultime interpretazioni, segnaliamo quella ne Il coraggioso (1997) diretto e interpretato da Johnny Depp. (treccani,it)