Chissà cosa penserà il direttore Gilbert Varga, quando il 9 e l’11 maggio (ore 20 e ore 16) debutterà con l’Orchestra Sinfonica di Milano, la stessa che il padre, il violinista Tibor Varga, aveva diretto nel lontano 1997. Il concerto rappresenta un grande tributo alla sua terra, l’Ungheria, con un programma che unisce il virtuosistico Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore di Franz Liszt, con il talentuoso Nelson Goerner alla tastiera, alla Suite da Il mandarino meraviglioso di Béla Bartók e a Threnos, il pezzo che Sándor Veress scrive in memoria del suo maestro Bartók. Contraltare del sound ungherese è quello italiano di Giuseppe Martucci con il Notturno n. 1, gioiello del romanticismo fin de siècle made in Italy.
Elemento essenziale del concerto è senza dubbio il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, che vede il ritorno del pianista Nelson Goerner all’Auditorium di Largo Mahler. Dall’Argentina al mondo. Classe 1969, Goerner mostra sin da giovane di essere dotato di un talento senza limiti. Dopo aver studiato con Jorge Garrubba, Juan Carlos Arabian e Carmen Scalcione, ha vinto il Primo Premio al Concorso Franz Liszt di Buenos Aires nel 1986 all’età di 17 anni. Questo gli ha permesso di ottenere una borsa di studio per studiare con la pianista recentemente scomparsa Maria Tipo al Conservatorio di Ginevra. Nel 1990 Nelson Goerner ha vinto il Primo Premio al prestigioso Concorso di Ginevra.
A fianco del Concerto per pianoforte n. 1 di Liszt – vero caposaldo del Romanticismo europeo –, il programma ci addentra nella visione musicale dell’Impero asburgico-ungherese nel tentativo di mostrare le sue diverse anime, fino alla sua dissoluzione: tra loro dialogano il grande Franz Liszt, Béla Bartók e Sándor Veress. In particolare, gli ultimi due compositori sono collegati a filo doppio: Sándor Veress, musicista ed etnomusicologo che era stato allievo di Bartók e di Zoltán Kodály, e il suo Threnos era stato scritto nel 1945, proprio in memoria del maestro Bartók appena scomparso.
Franz Liszt iniziò a comporre intorno al 1830 tre grandi lavori per pianoforte e orchestra: i due Concerti e la Totentanz. Tuttavia, la gestazione di queste opere fu lunga e travagliata: apparvero nella loro stesura definitiva rispettivamente solo nel 1857, 1861 e 1859. Per quel che riguarda il Primo concerto, gli abbozzi risalgono al 1830, mentre la prima versione completa è solo del 1849; il compositore rivide la partitura più volte prima della pubblicazione presso l’editore C. Haslinger di Vienna nel 1857. La prima esecuzione avvenne il 17 febbraio 1855 al castello di Weimar con Liszt stesso al pianoforte e l’orchestra diretta da Hector Berlioz.
Cento anni dopo l’inizio della gestazione del Concerto lisztiano vede la luce Il mandarino meraviglioso di Béla Bartók – di cui ascolteremo la Suite del 1927 – che racconta la storia di tre malviventi che costringono una ragazza ad adescare i passanti per poi derubarli. Capita fra questi un misterioso straniero, un mandarino cinese che s’innamora perdutamente della ragazza. Niente può vincere la sua passione, e invano i malviventi lo pugnalano, lo soffocano, lo impiccano; egli non morrà se non dopo aver avuto la ragazza. “Una di quelle vicende degne di Telefono azzurro”, per usare le parole di Sandro Cappelletto, o, come scrive Sándor Veress, “iI significato risiede nell’immortalità del vero amore che trionfa d’ogni ostacolo e che solo la piena soddisfazione può consumare”. La pantomima di Bartók – composta tra il 1918 e il 1919 e orchestrata nel 1923, verrà eseguita solo nel 1926 ma l’opera verrà ritenuta immorale e in Italia arriverà in Italia solo nel 1942, al Teatro alla Scala.
Chiude il Trittico ungherese Threnos di Sándor Veress, musicista ed etnomusicologo che era stato allievo di Bartók e di Zoltán Kodály Scritto nel 1945 e dedicato alla memoria del maestro Bartók, Threnos è un’opera in un movimento, divisa in tre sezioni interne indipendenti. Essendo una trenodia, Veress inserisce due lamenti funebri di tipo popolare, che sono invenzioni melodiche del compositore, nello stile della musica popolare.
Se, nel programma, Franz Liszt rappresenta la perfetta espressione romantica del mondo asburgico, la figura dell’italiano Giuseppe Martucci ci ricorda invece che anche l’Italia ha avuto un importante movimento romantico espresso nella musica strumentale, purtroppo dimenticato.
Biglietti
Intero: 40 € in platea, 30 € in galleria. Over 60 e Convenzioni: 30 € (platea), 22 € (galleria). Under 35 (e Carta Nazionale Giovani) e Sostenitori: 20 € (platea), 15 € (galleria).
I biglietti sono in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium di Milano, oppure online su Vivaticket.
Orari biglietteria Auditorium di Milano: Martedì-Domenica, 10 – 19.
Recapiti: T. 02 83389.401, e-mail: biglietteria@sinfonicadimilano.org.