Mercoledì 7 maggio alle ore 19.30, presso il Cinemino di Milano, si terrà la proiezione in anteprima del cortometraggio La ragazza d’argento di Alex Scarpa e Margherita Giusti Hazon, due giovani filmmaker.
La ragazza d’argento è un cortometraggio completamente indipendente, realizzato grazie alla forza dei sogni da una troupe di giovani professionisti del settore cinematografico e interpretato da Paola Calliari e Filippo Santopietro, due attori con un grande talento e una carriera in ascesa.
Paola Calliari è Alba, la protagonista del film. Attrice e danzatrice con diverse esperienze cinematografiche oltre che numerosi riconoscimenti all’attivo (tra cui il Kineo “Diamanti al cinema” Award assegnatole alla 74° Mostra del Cinema di Venezia), negli anni ha lavorato con molti registi tra cui: Alessandro D’Alatri, Emanuele Imbucci, Kim Rossi Stuart, Michele Soavi e Gianni Zanasi, solo per citarne alcuni. Gli ultimi progetti in cui è possibile vederla sono il film evento Carla, biopic della Rai sulla compianta Carla Fracci e la serie TV Nudes 2, presente su RaiPlay. Da segnalare inoltre la sua recente partecipazione in Parthenope di Paolo Sorrentino, in una piccola parte accanto a Stefania Sandrelli.
Filippo Santopietro interpreta Filippo, il coprotagonista. Formatosi al Teatro Litta di Milano con Carmelo Rifici e con la compagnia Proxima Res, attualmente è stato scritturato dal Teatro degli Incamminati e porta in scena gli spettacoli per le scuole di Levi, Pirandello e Goldoni, diretti da Stefano Miraglia, nei teatri del Veneto e della Lombardia, oltre che essere attore di spot pubblicitari e cortometraggi e insegnare improvvisazione e recitazione a bambini e adolescenti presso la scuola IngressoArtisti di Milano.
L’idea del film, ambientato fra Milano e Trento, è nata da una scintilla, un po’ per caso, come avvengono tutte le cose belle, fantasticando su come sarebbe imbattersi nel personaggio di un film. Grazie all’ispirazione tratta dall’intramontabile capolavoro di Woody Allen, La rosa purpurea del Cairo, è nata la sceneggiatura di una storia che si svolge dall’alba al tramonto e che racconta di un incontro magico, surreale, sognante. Uno di quegli incontri che ha il potere di cambiare il corso degli eventi.
Nonostante le difficoltà, la scarsità di mezzi e di denaro e il poco tempo – i personaggi sono usciti dalla sceneggiatura – proprio come nella pellicola di Woody Allen – perché questa storia voleva essere raccontata a tutti i costi. E così, dopo aver messo insieme la squadra, Margherita Giusti Hazon e Alex Scarpa hanno realizzato un cortometraggio in soli due giorni grazie alla determinazione e alla forza dei sogni, fra sacrifici, imprevisti ma soprattutto tanti segni del destino.
Entrambi, da sempre, sognano di raccontare storie: Margherita Giusti Hazon è infatti scrittrice, oltre che sceneggiatrice (ha realizzato altri due cortometraggi, LUNA e HATER-Z, premiati ad alcuni piccoli seppur importanti festival cinematografici). Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL+Z (L’Erudita – Giulio Perrone Editore) che è stato un piccolo successo di pubblico e di critica. Specializzata soprattutto nella scrittura per ragazzi, da sempre scrive storie che mescolano i generi fantasy e romance. Attualmente sta scrivendo due romanzi che spera potranno vedere presto la luce, intanto il 2025 ha visto l’uscita di tre suoi racconti nella collana BOOKSHAKE edita da Einaudi Ragazzi.
Alex Scarpa invece è regista e artista visuale: da anni porta avanti in ambito artistico uno studio approfondito sull’ampio spettro che spazia tra le relazioni e le emozioni umane. Come regista ha all’attivo altri tre cortometraggi: LUCE SPENTA, STAKHANOV (progetto che è stato premiato, reso disponibile in streaming su RAI Cinema Channel – ora RaiPlay, oltre che selezionato a numerosi festival in Italia e all’estero, tra cui il prestigioso ICFF – Italian Contemporary Film Festival di Toronto in Canada) e NON LASCIARMI.
La ragazza d’argento è una favola, una storia che anche se racchiusa nel formato di cortometraggio si prende i suoi tempi senza sottostare alle regole del mercato e dell’industria cinematografica perché indipendenza significa libertà. In un mondo che corre troppo veloce, questo film vuole rallentare.
Questa favola racconta la storia di Alba, che vive in un film degli anni ‘20, muto e in bianco e nero. Ogni giorno è la stessa storia: si trova nel giardino della sua villa, in campagna, sopra Trento, a osservare la città, laggiù in lontananza, con la sua promessa per un futuro scintillante. I suoi sogni ad occhi aperti, però, vengono sempre interrotti dalla proposta di matrimonio di un uomo che lei non vuole assolutamente sposare. Così un giorno, in modo del tutto inaspettato, mentre come sempre scappa da un futuro prestabilito, la magia arriva in suo soccorso: Alba trova a terra una piccola scatola di legno e senza pensarci troppo la apre. Come d’incanto si ritrova in una sala cinematografica: sullo schermo scorrono le immagini del suo mondo, sbiadite dalla grana di una pellicola che ha più di cento anni. Alba, spaventata, esce dal cinema e scopre di non essere più a Trento, negli anni ’20, ma a Milano, in un tempo dove vestiti come il suo non vanno più di moda, i rumori sono assordanti e i colori… tremendamente accesi. Ma soprattutto dove non esiste una sceneggiatura, come nel suo mondo: qui, nella Milano del 2025, niente è già stato scritto ma tutto è improvvisazione e imprevisto. Alba infatti conoscerà un ragazzo rassegnato e disilluso e insieme a lui vivrà un viaggio dall’alba al tramonto alla scoperta di se stessa, dell’amore, dell’amicizia, di cosa significhi accettare se stessi e gli altri e dell’importanza di realizzare i propri sogni.
La ragazza d’argento è un cortometraggio che vuole celebrare la Settima Arte, e in particolare è un omaggio al cinema muto. Per questo la musica ha un valore importantissimo nel film, soprattutto grazie all’incredibile lavoro della compositrice e musicista Francesca Badalini (artista polivalente che spazia tra il pianoforte, la musicazione dal vivo di film muti, la composizione di colonne sonore per il cinema e di musiche di scena per il teatro) che ha composto una colonna sonora originale per il film.
La realizzazione di questo film è stata possibile anche grazie al prezioso lavoro fatto sulla post produzione audio, realizzata da Ivan Caso e Filippo Barracco, professionisti con una lunga esperienza nel settore. Grazie al loro lavoro, il progetto ha beneficiato di una cura del suono che affonda le radici nella tradizione dell’audiovisivo italiano, e che continua a collaborare con una nuova generazione di registi e professionisti del settore.
Note di regia
In un mondo, quello odierno, in cui la frenesia e la velocità la fanno da padrone, la sovrastimolazione emotiva è la regola; dove poche sono le certezze e tutto è sostituibile nel giro di poco tempo, invece La ragazza d’argento ci ricorda, con il suo modo di fare leggero, curioso e istintivo, che forse lo stile di vita moderno, se vogliamo usare una metafora cinematografica per descriverlo, non ha una scala cromatica molto migliore di una pellicola in bianco e nero. Questo film evidenzia infatti quanto la perdita della fiducia nel nostro istinto, nel saper ascoltare quella voce che si trova dentro di noi, che vuole il nostro bene e sa realmente cosa ci meritiamo, sia una cosa triste e sbagliata. Non basta esistere in un “mondo a colori” e sempre in movimento per essere realmente vivi, e questo è quello che una ragazza di 100 anni fa, che viene da una dimensione “ripetitiva e in bianco/nero” è in grado di dimostrarci in questa storia grazie al suo viaggio alla scoperta di sé. Alex Scarpa
Mi è capitato più di una volta di pensare di voler entrare in una storia, in un film, e viceversa di fantasticare su come sarebbe se uno dei miei personaggi preferiti uscisse dallo schermo e io potessi passarci un’intera giornata. La ragazza d’argento nasce da questa scintilla, da un’idea potente che fu magnificamente trattata da Woody Allen in quello che per me è il suo più bel film, La rosa purpurea del Cairo. Questo cortometraggio nasce dall’immagine di una ragazza triste e annoiata che si ribella a un futuro prestabilito e già scritto e decide – con l’aiuto di un pizzico di magia – di riprendere in mano la sua vita e di scrivere da sola il suo futuro. Non è una favola dove la ragazza viene salvata dal Principe Azzurro, se mai è la storia di due solitudini che si trovano e si salvano a vicenda grazie alla forza dell’amore, dell’amicizia e dell’accettazione, grazie al dialogo, alla condivisione e alla magia degli incontri fortuiti (o forse sarebbe meglio dire del destino?). Margherita Giusti Hazon
Milano, il cinema e la magia attraverso lo sguardo della ragazza d’argento
Milano è la principale location del film La ragazza d’argento, è il luogo dove la protagonista viene catapultata, come per magia, dopo aver aperto una piccola scatola di legno: qui niente è già stato scritto e per lei tutto è ancora possibile. Milano infatti è la città dove ogni cosa può accadere: sfaccettata, caotica, rumorosa, colorata, multietnica, produttiva, centro della moda e del design. In pochi però sanno che Milano è anche la città dei giardini segreti, delle albe silenziose, degli incontri casuali: sa essere infatti una città magica e romantica, basta guardarla con occhi diversi – e ispirati. Nel film viene trattata in modo inedito, proprio come se fosse un terzo personaggio, una spettatrice che in punta di piedi osserva qualcosa di bello che sta nascendo. Con i suoi parchi, la Darsena, le sue strade residenziali, Milano fa da sfondo – dall’alba al tramonto – a una favola dove silenzi e gesti sono più importanti di rumori e parole. E così la grande metropoli che non si ferma mai diventa il luogo perfetto per ambientare una favola dove la protagonista è il personaggio immaginario di un film, o un’attrice… o forse solo un’allucinazione? Ma in fondo che differenza fa? Saranno gli spettatori a scegliere l’interpretazione che più desiderano.
Trascendere i confini per scoprire se stessi
Quello che sappiamo di Alba è che è una ragazza stufa di vivere seguendo le regole che qualcun’altro ha scritto per lei. Non sappiamo se sia il personaggio immaginario di un film, un’attrice o solo il frutto della fervida immaginazione di un ragazzo che ha molto bisogno di evadere e sognare per fuggire dalla sua esistenza fredda e solitaria.
Alba, all’interno del film, compie un arco narrativo positivo: se all’inizio era una ragazza paralizzata dalla paura di non farcela – e quindi bloccata in un mondo monotono, ripetitivo e in bianco e nero – alla fine del film è una donna autonoma, indipendente, perché il percorso che compirà la porterà a scoprire la meraviglia, la curiosità, il vivere alla giornata seguendo l’istinto e la propria natura. Il percorso di Alba è assimilabile a quello della nostra generazione, in costante ricerca di un’identità, spezzata fra la paura di fallire e la voglia di scoprire cose nuove.
Proprio come la Bella Baxter di Poor Things (ultimo meraviglioso film di Yorgos Lanthimos tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray), Alba – con un approccio del tutto privo di preconcetti e incurante dei giudizi altrui, con la purezza che solo i bambini sanno avere – sperimenta, prova, cresce, si diverte, si commuove, prova empatia, si innamora, e alla fine fa la cosa più importante di tutte: evolve. Gli occhi di Alba sono contenitori capaci di farsi sorprendere continuamente, e anche quando non è in grado di comunicare a parole con il suo compagno di viaggio, Filippo, riesce comunque a farsi capire, inventando un modo tutto suo di comunicare. Perché una volta spezzata la catena della paura le possibilità diventano infinite. E anche Filippo troverà un modo di andare avanti nonostante il profondo dolore che sta vivendo, apprendendo da Alba che a volte basta guardare le cose con occhi diversi e credere alla magia, perché realtà e sogno a volte possono coincidere.
E se domani scoprissi che la tua vita è un film?
La ragazza d’argento è un cortometraggio che omaggia e cita la settima arte, una celebrazione del cinema dalle sue origini ad oggi. Il corto vuole essere prima di tutto un dolce omaggio a un cinema che oggi non c’è più, quello muto, che è la massima espressione del racconto per immagini, dove le parole si fanno da parte per lasciare spazio a gesti, espressioni e sguardi.
Da grandissimi amanti del cinema e dell’arte in generale, Margherita Giusti Hazon e Alex Scarpa hanno deciso di raccontare questa storia attraverso le citazioni di alcuni dei capolavori della storia della letteratura e del cinema, primo fra tutti il già citato La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen, dove un personaggio abbatte la quarta parete – in tutti i sensi – e esce dallo schermo, stanco di vivere una vita finta e sempre uguale. Ci sono anche le atmosfere di Midnight in Paris, altra meravigliosa pellicola dove due personaggi provenienti da epoche diverse si conoscono e si innamorano. La ragazza d’argento poi cita Steven Spielberg con il suo E.T – L’Extraterrestre durante il primo incontro fra Alba e Filippo; i capolavori della letteratura mondiale La Sirenetta di Andersen (quando lei non riesce a parlare) e Il Mago di OZ (Alba sbatterà i tacchi delle sue scarpette rosse proprio poco prima di trovare la scatola magica…); e ancora: La La Land, nel frame in cui Alba sfiora le immagini del suo film sullo schermo cinematografico, e Edward Mani di Forbice con la sua snow dance, quando Alba per la prima volta vede i colori accesi dei fiori e inizia a lanciare in aria i petali, danzando; oltre che It Follows di David Robert Mitchell nel momento in cui Filippo ricorda la sua ex ragazza al parco giochi e la macchina da presa compie un giro di 360° su se stessa. Infine, l’ultima scena è un sentito omaggio a L’Atalante, capolavoro del 1934 diretto da Jean Vigo, un’opera intrisa di realismo e fantasia che con l’intramontabile scena della sovraimpressione ha fatto la storia del cinema.