Violet, una madre vedova che dopo anni, decide finalmente di concedersi una serata fuori. Si prepara per il suo primo appuntamento da molto tempo e si ritrova in un ristorante di lusso con un uomo che si rivela ancora più affascinante e bello di quanto avesse immaginato. La serata inizia molto bene tuttavia la tranquillità dura fino a quando la ragazza inizia a ricevere una serie di messaggi anonimi sul telefono…
Il gioco che il film mette in atto è molto divertente ma solo se si capiscono e soprattutto accettano le regole. Bisogna prima di tutto cercare di immedesimarsi il più possibile con i personaggi e le loro caratteristiche, questo risulta abbastanza facile in quanto ognuno dei sospetti e giocatori in campo ha le classiche particolarità da gioco di ruolo tra sospetti, facce simpatiche, chi fa il doppio-gioco e chi si rivela qualcosa di estremamente differente. L’altro grande aspetto è la capacità di sospendere un (bel) po’ l’incredulità in molteplici suoi aspetti.
“Drop” chiede ai suoi spettatori di mettere da parte la logica fino a un punto che per qualcuno potrebbe essere di “non ritorno”. Intendiamoci, molti film imbandiscono situazioni tirate al limite e inverosimili e la capacità sta’ proprio nel riuscire a dare al pubblico una parte credibile e legata alla logica con altre meno plausibili ma messe in scena per obblighi di narrazione oppure perché un certo aspetto risulta di forte appeal. Il problema sta tutto nel fatto che quando certi momenti inverosimili diventano troppi e passano da essere pochi, trascurabili che quasi non ce ne accorgiamo a troppi, esagerati e un numero tale che rovinano la visione del film. In tal senso si parlava di punto di “non ritorno” perché quando un film perde la presa sul proprio pubblico, ecco che tutto diventa poco piacevole alla visione.
Seguiamo molto volentieri la dolce Violet e il suo appuntamento da sogno, i giochi machiavellici che una figura misteriosa mette in atto per costringere la ragazza a fare qualcosa di pericoloso senza farsi scoprire sono anche interessanti anche se risultano ben presto abbastanza ridondanti. Si cerca poi di introdurre temi universali e classici (la donna single col passato traumatico, un figlio a casa in pericolo, una parte thriller fatta di testimoni e rivelazioni personali) mentre gli stessi vengono messi in scena da toni differenti passando dal voler essere un film romantico, thriller, action, momenti divertenti e di vendetta.
L’idea iniziale risulta davvero molto accattivante e attira sicuramente il pubblico, si procede così per 2/3 per poi cambiare totalmente negli ultimi 15 minuti dove le cose prendono una piega che vira decisamente sul versante spettacolare. A tal punto la parte più improbabile prende davvero il sopravvento tanto che il pubblico potrebbe sentirsi addirittura offeso per tanta imprecisione. Proprio questa parte fa cadere tutto quello che di buono si aveva visto non tanto perché possa piacere o meno la componente action, piuttosto perché si abbandona quella parte più legata alla suspence e a sospetti e giochi intricati per procedere sulla via più facile dell’action a tutti i costi a favor di spettacolo.
Andrea Arcuri