Un unico atto per raccontare vizi e inganni di una classe politica italiana che pensa sempre e solo al proprio benessere e, troppo poco se non mai, al bene comune. Blas Roca Rey, che cura anche la regia, interpreta un politico aggressivo e spregiudicato che vuole fare il salto di carriera passando da sotto segretario a ministro. Per farlo ha bisogno di voti e ogni mezzo è lecito per ottenerne il più possibile. Come insegna Machiavelli il fine giustifica i mezzi. La commedia funziona molto bene perché gioca con lo spettatore ad un ribaltamento. Per quasi tutta la durata si è propensi nel credere che il politico arrivista, fedifrago, bugiardo, despota nei confronti del collaboratore “particolare” sia la vittima di un ricatto punitivo e a scopo estorsivo. Invece nulla è realmente come appare. È tutta una funzione ordita dallo stesso politico con la complicità dei suoi sodali per attirare l’attenzione, impietosire e ottenere voti che lo porteranno esattamente dove vuole. In questo gioco tutti ci guadagneranno e nessuno si farà troppo male. In fondo le bugie non hanno mai ammazzato nessuno.
Il testo prende ad esempio una serie di clichés suscitando la giusta ilarità ma quello che più funziona è il ribaltamento di prospettive. Chi è la vera vittima e chi il vero carnefice? In realtà siamo tutti homo homini lupus quando si tratta di ottenere quello che crediamo di meritare. E, se un attimo prima eravamo sulla stessa barca e credevamo di poter contare l’uno sull’altro, una volta terminata la tempesta si torna ad essere nemici giurati. Bravi gli attori in scena a ricreare la sintonia giusta per rendere tutto credibile ma soprattutto per non annoiare con il solito teatrino della politica.
Virna Castiglioni per Global Story Telling