” Eden ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 10 Aprile 2025.

8 Apr, 2025

Il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora Strauch sono due europei idealisti che fuggono dalla Germania nel 1929, rinnegando i valori borghesi che ritengono stiano distruggendo la vera natura dell’umanità, per trasferirsi sull’isola disabitata di Floreana, nell’arcipelago delle Galàpagos. Tuttavia la loro cercata solitudine dura ben poco.

L’ambiente ostile, la scarsità di acqua potabile, le belve selvatiche che attaccano il poco raccolto e il clima arido non sono le uniche difficoltà che il dottor Ritter e la moglie devono affrontare. Ben presto sull’isola si aggiungono altri visitatori e man mano che l’ambiente si popola ecco che vengono fuori gli istinti peggiori dell’essere umano sotto differenti forme.

Il cast ovviamente è il punto centrale e forza attrattiva del film con particolare menzione per le tre attrici protagoniste. Vanessa Kirby è la devota compagna del dott Ritter, votata alla causa dal marito e da subito convinta nel voler mantenere le distanze, il suo personaggio viene però troppo lasciato in disparte e poco approfondito. Una nuova coppia composta da Margaret e Heinz arrivano sul posto con la speranza che tale fuga dalla società possa aiutare loro a sopravvivere meglio. Sydney Sweeney ha la convinzione che la famiglia vincerà su tutto e la sua purezza e forza d’animo trasmette una fede incrollabile verso la positività. Tra il cast messo in scena, sicuramente il suo è il ruolo che ha il percorso migliore sotto tutti gli aspetti anche a livello recitativo grazie alla Sweeney. Infine arriva una baronessa convinta di voler costruire un resort per ricchi e l’ammaliante Ana De Armas con la sua sfrontatezza incarna la vanità e la lussuria, dedita a manipolare gli altri per i suoi scopi. L’attrice riesce a rendersi tanto antipatica quanto irresistibile ma il suo percorso diventa abbastanza classico e prevedibile. Nulla da togliere a Daniel Brühl e Jude Law ma i loro ruoli, seppur centrali a livello di trama, risultano marginali nel vero procedere e nell’intrecciarsi dei rispettivi intenti. 

A livello tecnico non possiamo dire che il regista Ron Howard non sia stato bravo nella confezione e nel fare del suo film un prodotto dalla fotografia elegante, dai movimenti di regia sinuosi e attento a inquadrare i suoi personaggi nel migliore dei modi. Tale aspetto rende certo il film piacevole pubblico mainstream che ama storie di forza e coraggio ma sempre dall’aspetto rassicurante e mai davvero disturbanti alla visione, allo stesso tempo tutto sembra finto e rarefatto, ben realizzato e curato ma forse troppo pulito nel suo voler essere estremo. 

L’intento del film è essere un film dai toni drammatici con punte di thriller che cerca però di indagare sul concetto di umanità e di cosa significa superare certi limiti. Si punta a superare i propri limiti perseguendo le ambizioni personali e non fermarsi a niente anche se questo significa provocare sofferenza e dolore al prossimo. Purtroppo il pubblico non riesce ad avere davvero empatia verso i personaggi non tanto perché molti di loro risultano spregevoli ma piuttosto perché non viene dato loro ampio margine di manovra e di crescita con situazioni e meccanismi ripetitivi.  

Ne viene fuori un film decisamente ambizioso sotto tanti punti di vista ma zoppicante perché non scava nella psiche di questi personaggi piuttosto si spinge sulla parte più d’intrattenimento (facile) e amplifica il gioco al massacro che ne consegue. La trama inoltre seppur costruita su vari spunti e conflitti, alcuni di questi rimangono in parte irrisolti o abbandonati totalmente come ad esempio la motivazione che spinge Margaret e Heinz verso l’isola nel cercare la cura per la tubercolosi del figlio. 

La tensione tende a diminuire pian piano causa anche le oltre due ore di durata mentre si cerca di occupare il film con una sovrabbondanza di passaggi ed elementi. Al pubblico resta la visione di un’opera visivamente impeccabile e dai temi profondi molto intriganti ma che rimangono inespressi lasciandoci così la visione dei bellissimi attori e attrici in tenuta esotica e selvaggia (ma neanche troppo) senza lasciare molto altro dopo la visione se non qualche bella frase d’effetto. 

Andrea Arcuri