E se gli unicorni esistessero davvero? Sarebbe bello. Ma ancora più bello sarebbe non farli incazzare, per nessun motivo al mondo…
Elliot (Paul Rudd) ha da poco perso sua moglie e sta portando sua figlia Ridley (Jenna Ortega) in una lussuosissima magione sperduta nei boschi del nord America per ritrovare un po’ di pace. In realtà ad attenderli c’è un’eccentrica famiglia di magnati dell’industria farmaceutica che hanno intenzione di assumere Elliot come loro legale. Un’occasione unica per sistemarsi economicamente e prendersi cura della figlia per sempre.
Ma sul tragitto la loro auto investe violentemente un animale. Nonostante la botta, l’animale, che scoprono essere un puledro, è ancora vivo. E ha un lungo corno al centro della fronte. La cosa non sembra preoccupare troppo Elliot, in estremo ritardo con l’importantissimo appuntamento di lavoro, a differenza di Ridley che qualche domanda comincia a farsela. Non c’è tempo per chiamare aiuto o tentare di salvare la povera bestia, per cui il padre opta per abbatterla “pietosamente”, caricarsela in auto e filare dritto a destinazione senza lasciare tracce. Cosa potrà andare storto?
Esistono due tipi di fantasy: quelli in cui la storia è ambientata in un mondo inventato e quelli in cui l’elemento magico irrompe nel mondo reale. Death of a unicorn appartiene al secondo tipo, e sfrutta la celebre figura dell’unicorno, con quelle poche informazioni che fanno parte dell’immaginario comune, arricchite poi da ulteriori e più precise nel corso della storia, per creare un riuscito mix di generi. Il film è, appunto, tecnicamente un fantasy, con trama horror e toni da commedia. Nello specifico, la trama appartiene al sotto genere home invasion, quello in cui un gruppo di malcapitati rinchiusi in un edificio preferibilmente isolato si ritrova assediato dall’esterno da mostri, reali o meno, che per qualche motivo vogliono uccidere tutti i residenti. In questo caso però le vittime, come si capisce praticamente alla loro prima apparizione, sono i veri mostri, la potentissima e ricchissima famiglia che vuole sfruttare il cadavere della creatura magica per biechi fini commerciali, senza sospettare minimamente che anche lei tiene una famiglia, decisamente più potente della loro. Toccherà a padre Elliot e figlia Ridley, in maniera goffa e antitetica, risolvere in qualche modo la situazione.
Il film è scritto e diretto da Alex Scharfman, alla sua prima regia dopo aver prodotto vari titoli tra cui il recente House of Spoils, e ha il respiro e lo stile di un B movie ben confezionato e genuino, che si sporca allegramente le mani col gore quando serve (ogni singola morte regala soddisfazioni), ambientato praticamente in un’unica location e sostenuto da pochi, ma azzeccati, attori. Oltre alle star Jenna Ortega e Paul Rudd spiccano il sempre ottimo Richard E. Grant nella parte del cinico e spietato patriarca, Will Poulter nei panni del rampollo senza arte né parte, e la memorabile faccia di Anthony Carrigan nel ruolo del domestico tutto fare sfruttato e umiliato.
Un film semplice e diretto, che ha come priorità intrattenere con idee, ritmo e humour nero, senza disdegnare i temi portanti, ossia il burrascoso rapporto dei protagonisti padre e figlia e l’annoso dilemma scientifico sull’eticità dello sfruttamento di vite per salvare altre vite (che non è poi così equivoco quando lo sfruttamento è a puro scopo di lucro).
Caldamente consigliato agli animalisti più intransigenti.
Recensione a cura di Alex Crippa per Globalstorytelling