Autunno 1943. La giovane Rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale e scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: si trova vicino al quartier generale di Hitler . Il Führer vede nemici dappertutto, essere avvelenato è la sua ossessione. Rosa viene prelevata, assieme ad altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti.
Poteva essere una buona occasione per fare del film “Le Assaggiatrici” un film che mette al centro la figura della donna in un mondo e genere classicamente per uomini. Il punto di vista di una di queste donne costrette a mangiare il cibo destinato al Führer è certo il punto centrale che ci introduce alla guerra vista da un punto di vista differente. L’amicizia poi che Rosa intraprende con alcune di loro ha dei risvolti che possono essere interessanti ma che purtroppo si riducono a schematismi ancor più classici. A questo si aggiungo il risvolto narrativo che vede la nostra protagonista trovare pure l’amore e quindi la declinazione romantica, sebbene non c’è mai un eccesso di melassa, proprio a dare l’ennesimo colpo contro quella che poteva essere una storia femminista quando in realtà non lo è per niente.
Tutto perfetto a livello estetico e tecnico, Soldini qui al suo primo film d’epoca, ci regala un film dall’ampio respiro con particolare cura verso le scenografie (Paola Bizzarri), trucco (Esmé Sciaroni) e costumi (Marina Roberti) e dando sempre quella sensazione di realtà vissuta e mai di qualcosa di troppo costruito o finto. Anche a livello di regia viene reso molto bene il disagio di queste donne e l’incombenza della guerra che arriva a creare paura anche nei pressi della “Tana del Lupo” proprio alle porte del cuore del Nazismo e dei suoi massimi esponenti. A livello di cast troviamo una scelta eccellente su tutti i componenti che riescono a trasmettere non solo la paura e le rispettive caratteristiche ma anche come alcuni di loro, i suoceri di Rosa a una delle assaggiatrici, che partono come speranzose e pronte a immolarsi per Hitler per poi ricredersi e perdere tale convinzione.
Classico nel suo procedere seppur perfettamente confezionato, dettagliato negli eventi anche se c’è il forte sospetto che siano stati molto modificati a favor di intrattenimento, “La Assaggiatrici” racconta di un momento della Guerra mai visto e che poteva risultano molto interessante per il punto di vista scelto, appunto la donna, ma che decide di intraprendere strade già battute.
Andrea Arcuri