Quando inizia il lockdown a Roma, Luca, insegnante di filosofia del liceo con qualche latente frustrazione, si ritrova a vivere da solo perché la moglie Sara, medico, viene richiamata in ospedale per fronteggiare l’emergenza. Mentre il mondo tutto intorno si ferma, la sua attenzione si concentra sulla nuova vicina. Quando il desiderio lo spinge a rompere la distanza che li separa, Luca è travolto da una passione incontrollata. Ma l’affare si trasforma presto in un vortice pericoloso che sconvolgerà la sua vita, con conseguenze inaspettate.
Quando inizia il lockdown a Roma, Luca, insegnante di filosofia del liceo con qualche latente frustrazione, si ritrova a vivere da solo perché la moglie Sara, medico, viene richiamata in ospedale per fronteggiare l’emergenza. Mentre il mondo tutto intorno si ferma, la sua attenzione si concentra sulla nuova vicina. Quando il desiderio lo spinge a rompere la distanza che li separa, Luca è travolto da una passione incontrollata. Ma l’affare si trasforma presto in un vortice pericoloso che sconvolgerà la sua vita, con conseguenze inaspettate.
Non possiamo dire che il film abbia in sé una tensione altissima e costante come nei migliori thiller, non si può neanche affermare che nonostante siamo di fronte ad un triangolo amoroso c’è quella conturbante tensione sessuale tipica dei film erotici anni ’90. Nonostante sia ambientato in pieno lockdown non ci sono molti accenni politici o polemici riguardo il cambiamento radicale a cui noi tutti siamo andati incontro. Però è anche altrettanto vero ammettere che ci sono una moltitudine di idee e colpi di scena che portano il film in una direzione specifica per poi stravolgere le attese e portare lo spettatore verso nuovi e differenti temi e dinamiche.
Abbiamo in scena due donne agli antipodi, Sara e Amanda, rispettivamente moglie e amante di Luca. Sara è la moglie devota che salva vite e torna a casa con il segno della mascherina incisa sulle guance, talmente perfetta che difende il marito nel suo essere non ambizioso che non prende mai una decisione. Amanda è la femme fatale, conturbante nei modi e nell’aspetto nella sua tuta da ginnastica e bisognosa anche della protezione dell’uomo ma che possiede anche un pizzico di pericolo che non guasta. C’è però un elemento da notare cioè il fatto che per quanto Amanda sia l’amante, tra lei e Luca non ci sono quasi mai scene di sesso. Invece più disinibita la moglie visto che nell’unica scena intima si lascia andare senza problemi con una maggior visione del proprio corpo. Potrebbe sembrare un dettaglio da poco ma non fa altro che accentuare come la moglie di Luca sia perfetta sotto tutti gli aspetti e fa passare in cattiva luce il fatto che l’uomo vada spesso a complicarsi la vita e non apprezzare quello già ha in casa, come molto spesso accade. Menzione d’onore anche per il tris di attori scelti: Riccardo Scamarcio riesce a incarnare l’uomo medio con tutti i suoi difetti e vizi in maniera convincente, Mariel Garrida possiede un ottimo sex appeal quando serve per poi mutare facendo risaltare altri aspetti (il pericolo, la capacità di mentire e il senso di essere vittima) con particolare capacità recitativa ma il vero valore aggiunto è Maria Chiara Giannetta che in poche scene vince su tutti e convince in un ruolo per certi versi minore ma che sa essere incisivo grazie alla sua performance. Tali schematismi e adeguamento a certi stereotipi di genere sono necessari nel modo in cui sono stati scritti e grazie all’ottimo cast risultano funzionali alla storia proprio perché capaci di spostare l’attenzione su altro e sorprendere su aspetti molto più originali che si incastrano molto bene. Il lockdown viene usato in maniera perfetta e intelligente per incastrare incontri vari (e soprattutto mancati) tra i personaggi evitando così di puntare sul fare facili polemiche a livello politico.
Lontano quindi dal voler essere il classico film di persone medio borghesi che parlano in continuazione nelle loro case perfette e lontano anche nel suo essere film che gira a vuoto senza nulla di nuovo, “Muori di lei” riesce nel difficile compito di portare qualcosa di differente perché spesso imprevedibile, certo con alcune imprecisioni e sbavature a livello di tenuta e credibilità , ma almeno ha il coraggio di prendersi dei rischi.
Il film ha solo un paio di grandi difetti. Si riempie, nella sua apertura e in una chiusa troppo esplicitata, di una voiceover che spiega invece di raccontare e rende troppo chiara una morale che poteva avere maggior effetto se solo suggerita. I temi davvero importanti come l’ossessione nell’avere un bambino, la possessione e la violenza di genere sono spesso solo accennati e usati come espediente narrativo per poi perderli per strada senza davvero essere incisivi. Poteva essere una buona occasione per essere originale e anche in questo campo e invece al film interessa poco lasciare un segno in tal senso.
Andrea Arcuri