Al Teatro Litta è di scena “Zio Vanja” – Ecco la Recensione dello spettacolo dell’11 Marzo 2025

13 Mar, 2025

Ci si lamenta, si vorrebbe cambiare uno status quo che rende tutti tristi e rassegnati. Ognuno non ha per sé quello che vuole, anche se colui/colei che desidera si trova solo ad un passo da sé. È vicino ma gravita intorno per poter conquistare, a sua volta, qualcun’altro o riuscire ad impossessarsi di qualcos’altro.

Zio Vanya è un classico in quattro atti riprodotto con la giusta deferenza per una storia che è memorabile e non perde il suo fascino, minata dal tempo. Ha invece sempre la capacità di rinnovarsi e di sapersi attualizzare ad ogni epoca.

Ogni personaggio incarna i dilemmi esistenziali di ogni generazione e la storia di una famiglia si fa paradigma delle modalità di affrontare i dolori, le avversità, i dispiaceri, le rinunce e i sacrifici che la vita impone a tutti, nessuno escluso.

La storia è nota e la regia non si discosta molto dall’originale. I sei personaggi principali sembrano essere stati presi dal passato e richiamati per un’ ultima replica.

Palpabile la sintonia degli attori in scena scelti anche perché compagni di lavoro assidui e la complicità sul palco è lo specchio anche dell’amicizia che li lega fuori dal proscenio. Estraneo al cerchio stretto, un sempre maestoso in scena Gaetano Callegaro che, con la sua presenza, catalizza l’attenzione. La sua dolce metà è una graziosa giovane interprete (Margherita Caviezel) che non si sforza nel rendere una donna che soffoca i suoi slanci sinceri e sceglie la fedeltà verso un marito che le può regalare serenità duratura.

Essenziale la scena che rimane sempre fissa e cambia di poco i suoi elementi e soltanto quando i personaggi mutano i loro comportamenti esistenziali.

Fernanda Calati fa da introduzione allo spettacolo con un’ overture al pianoforte e si presta ad accompagnare lo spettatore nei quattro atti che si susseguono senza pause e cesure. Non si ha modo di tirare il fiato, insieme agli attori in scena ci si immerge totalmente dall’inizio alla fine nel dramma, senza interruzioni. Decisamente non per tutti questa cavalcata di due ore che ci riporta indietro nel tempo, in un posto agreste ai confini della città in una casa colonica che accoglie tutti ma, nello stesso tempo, li imprigiona condannandoli all’ immobilità.

 

Virna Castiglioni per Global Story Telling