DEA è una nuova community nata per sostenere le donne e l’imprenditoria femminile

10 Mar, 2025

Si tratta di una community che aiuta le donne a creare imprese ad alto impatto economico e sociale, offrendo formazione gratuita e opportunità di networking, ne ha parlato anche la giornalista, speaker e inviata di Striscia la Notizia Rajae Bezzaz, che da sempre si batte per i diritti delle donne, durante la diretta del suo programma radio Fantastico Weekend su R101. Non solo, ogni giorno le inchieste di Bezzaz,sono in primo piano a Striscia la Notizia per sostenere la lotta per la parità di genere nei diritti sociali, politici e civili tenendo alta l’attenzione su temi come l’uguaglianza, i diritti riproduttivi, le discriminazioni, le violenze e le molestie.

A Modena nasce DEA – Élite Empowerment Hub (DEA), una community innovativa che offre formazione gratuita, mentoring e networking per supportare le donne nella creazione di imprese ad alto impatto economico e sociale. Per cercare di colmare questo vuoto strutturale, che ancora limita l’accesso delle donne a ruoli decisionali e opportunità imprenditoriali, la community offre formazione gratuita, mentoring e networking, favorendo lo scambio di competenze e strategie. Un ecosistema pensato per facilitare l’ingresso al mondo dell’imprenditoria, rafforzare la crescita delle imprese femminili e fornire strumenti concreti per creare realtà di successo ad alto impatto economico e sociale. Pensata per imprenditrici femministe e aspiranti tali, coach professioniste, enti, ONG, centri antiviolenza, attiviste e formatrici etiche, DEA aiuta le donne a costruire brand e business di successo.

Che si tratti di sviluppare un’idea, ampliare un’attività o esplorare nuove opportunità, fornisce strumenti concreti per superare le barriere strutturali che ancora frenano l’imprenditoria femminile: dal divario di accesso ai finanziamenti alla scarsa rappresentanza nei ruoli di leadership, fino alla limitata visibilità nel digitale. I dati parlano chiaro: secondo il Global Gender Gap Report, ci vorranno ancora almeno 131 anni per colmare il divario di genere a livello globale. L’Italia, con 68,2 punti, si posiziona solo al 13º posto nell’UE per uguaglianza di genere, dimostrando quanto sia ancora lungo il cammino verso una effettiva parità di diritti e opportunità.

Ma se guardiamo al solo ambito lavorativo, la situazione è ancora più critica: secondo l’Indice EIGE, l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa per parità di genere nel lavoro, una posizione che occupa ininterrottamente dal 2010. Le donne continuano a scontrarsi con ostacoli strutturali che limitano l’accesso a impieghi stabili, alle opportunità di carriera e ai ruoli di leadership. Nonostante il 52,5% delle donne partecipi al mondo del lavoro, la presenza femminile nelle posizioni di vertice rimane limitata. Solo il 36,4% delle posizioni di leadership, infatti, è occupato da donne, un dato persino in calo rispetto al 37,5% del 2022. Anche nell’imprenditoria il gap è evidente: le imprese femminili in Italia sono 1,3 milioni, il 22,2% del tessuto produttivo nazionale, ben al di sotto della media europea del 32%. Il Mezzogiorno si distingue per una maggiore incidenza di aziende guidate da donne, con Molise, Basilicata e Abruzzo in testa. A livello urbano, Roma conta 103.000 imprese rosa, seguita da Milano (64.000) e Napoli (62.000).

Non solo, nonostante le donne in Italia rappresentino il 57,4% dei laureati, continuano a scontrarsi con difficoltà nell’accesso al lavoro; e solo il 36% delle donne con un titolo inferiore al diploma trova un impiego, contro il 72% degli uomini e il 47% della media europea. Oltre agli ostacoli strutturali, le imprenditrici si trovano di fronte a un divario evidente nei finanziamenti: ricevono in media il 50% di fondi in meno rispetto agli uomini per progetti simili, limitando il loro potenziale di crescita e innovazione. Anche il digitale, se da un lato rappresenta un’opportunità, dall’altro rischia di amplificare le disuguaglianze: gli algoritmi, spesso influenzati da bias di genere, penalizzano i contenuti femminili, riducendone visibilità e opportunità professionali. DEA nasce proprio per cercare di rispondere a queste sfide e colmare il divario economico e sociale.