Nella conferenza autobiografica del 1943 Felice Casorati dice di se stesso: “Io ho sempre cercato la luce e adoro la pittura”. Casorati è stato uno dei più importanti artisti del Novecento italiano. Anche se venne definito “lo straniero” nel panorama pittorico del suo tempo. A Palazzo Reale di Milano dal 15 febbraio al 29 giugno p.v. sarà possibile ammirare un centinaio di opere di questo straordinario artista. Suddivise in 14 stanze che ripercorrono le tappe più salienti della sua carriera ci immergiamo sempre più nel suo stile, nella sua cifra già evidente nel suo primo lavoro esposto alla Biennale di Venezia del 1907. “Ritratto della sorella Elvira” che sarà sua modella in tanti quadri differenti fino anche a mutare fattezze e diventare “l’ uomo delle botti” in un’ altra sua celebre tela. La pittura di Felice Casorati è riflessiva, intrisa di quiete e silenzio. La sua produzione vide la luce in studi immersi nella pace di luoghi a lui cari. A Torino, sua città di elezione, ma soprattutto nella cascina che divenne la casa delle vacanze, a Pavarolo, sulle colline torinesi. Schivo e solitario non amava dipingere se stesso. Conserviamo un solo autoritratto inserito in una natura dal titolo “Natura morta con manichini” dove fra l’altro lui appare riflesso in uno specchio. I suoi soggetti preferiti furono le donne. Alcune immaginarie ma alle quali diede sempre un nome e un cognome, altre facenti parte della sua vita intima e amicale. Frequentò intellettuali del tempo e lo splendido ritratto che, assurge a manifesto della mostra in corso, è la ballerina russa Raja Markmann che ebbe l’ occasione di vedere esibirsi nel teatro privato che lui stesso progettò per l’ amico e mecenate Gualino. Le 14 sale in cui si snoda il racconto per immagini di una vita professionale costellata da successi che lo resero un’artista famosissimo già in vita sono progettate in modo tale da accogliere il numero adatto di opere per lasciare al visitatore il giusto spazio perché non risultino compresse ma nemmeno troppo isolate fra loro. È un percorso di grande fascino che ci porta ad abbracciare con lo sguardo tele di una commovente bellezza che fanno trasparire oltre all’ innegabile talento la sensibilità e il rispetto che questo artista portò nei confronti dei soggetti e degli oggetti ritratti. A chi faceva notare che nelle sue opere erano presenti troppi limoni, troppe uova e troppe mele Casorati rispondeva che questi elementi comuni e umili possono servire per le più belle e libere architetture. Sono esse stesse architetture.
Maestro poliedrico ed eclettico non si interessò solamente di pittura ma realizzò sculture e anche allestimenti scenografici per teatri (ben otto per la Scala di Milano) lasciando un’impronta di grande spessore nel panorama culturale e artistico italiano novecentesco. Un piacere per gli occhi ammirare questo compendio esaustivo così ben allestito ed esposto.
Virna Castiglioni per GlobalStoryTelling