Teatro Gerolamo – “ La Duse e Noi ”. Recensione dello spettacolo del 9 Febbraio 2025

10 Feb, 2025

Sonia Bergamasco, attrice dal registro interpretativo ampio, capace di passare con scioltezza dal cinema d’autore alla commedia più frivola e leggera fino al testo teatrale più impegnato, ammalia il pubblico del Teatro milanese Gerolamo portando in scena una piece dedicata alla “Divina”. Per chi non lo conoscesse, questo spazio restaurato e riportato agli antichi splendori dopo trent’anni di chiusura, è un piccolo gioiello, uno scrigno di bellezza. In cartellone ora per tre sere lo spettacolo “la Duse e noi” con l’ interpretazione intensa di Sonia Bergamasco. Eleonora Duse, attrice di immenso talento, vissuta fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento ha saputo illuminare e incantare con le sue performances.

Il testo drammaturgico è una lettura appassionata e, a tratti anche commovente, di missive che Eleonora Duse ricevette da attrici sue colleghe, da registi, drammaturghi, scrittrici e stilisti che la stimavano e le riconoscevano il grande talento recitativo. Sua prima estimatrice fu Margherita Sarfatti che da grande intellettuale non conobbe mai il sentimento dell’ invidia nei confronti di altre donne e cercò di perorare la causa di una sovvenzione per lei e la sua arte intercedendo, essendone l’amante, presso Benito Mussolini. Elogiata, ammirata a Londra, Parigi come oltreoceano divenne la più grande di tutte. Dal fascino potente e dalla ricercata poetica ebbe un influsso dirompente su schiere di attrici che seguirono la sua strada cercando il più possibile di assomigliarle. Il monologo, in un unico atto, si conclude con una sorpresa che chiude in modo sublime una piece che ha il sapore di un ringraziamento postumo a chi ha saputo aprire una via nuova nel mondo delle arti. È una lettera scritta proprio da Eleonora Duse a Gabriele D’Annunzio, suo grande e tormentato amore, di ringraziamento e riconoscenza a riprova del sentimento provato.

Sul palco solo Sonia Bergamasco, semplice nel suo lungo abito verde fluttuante davanti ad un leggio che nasconde i testi delle lettere scelte, per essere lette con trasporto. Ai lati un raffinato ed elegante fascio di rose bianche, forse le stesse scelte proprio da Eleonora Duse per omaggiare una sua collega, Dina Galli, che al posto suo accettò di prendere parte all’opera scritta per lei da Pirandello “La vita che ti diedi” ma che non si sentì di interpretare. Una rivisitazione di un’artista di cui rimane solo un unico film muto “Cenere” ma che è rimasta scolpita nella memoria di generazioni successive come se non fosse mai andata via.

Virna castiglioni per Global Story Telling