Nella natura selvaggia dell’Oregon, un predatore implacabile insegue una donna ferita. Lei fa del suo meglio per sfuggire al suo aggressore, ma diventa sempre più debole ogni minuto che passa.
Un film decisamente interessante che racconta al suo centro una storia abbastanza lineare ma la sua forza e originalità sta proprio nel metterla in scena in maniera assolutamente non classica. Il film infatti è diviso in capitoli che vengono mostrati al pubblico in maniera non consequenziale. Questo permette al pubblico di rimanere incollato alla storia pur rischiando una certa estrazione visto il voluto disordine e i tanti falsi indizi che il regista si diverte a mettere. Ne viene fuori un gioco al massacro, una love-story non convenzionale e una caccia sfrenata a intermittenza di un uomo verso una donna con cui aveva iniziato un rapporto per poi cambiare decisamente obiettivo. La rappresentazione della violenza si lega molto bene all’inizio nella parte più sensuale per poi tramutarsi in altro e lasciare spazio alla violenza spinta.
Stuzzica molto con le aspettative grazie a rivelazioni che vengono fuori pian piano nel rapporto tra i due protagonisti. Gioca con i cambi di registro e i toni e questo non fa altro che mascherare una certa mancanza di sorprese effettive perché in fin dei conti, quando abbiamo capito cosa è realmente successo tutto si fa un pò canonico.
Altro fattore su cui si concentra il film molto bene sono i suoi personaggi. Kyle Gallner ha la faccia rude da uomo arrabbiato e ferito nell’animo che sfoga molto bene e viene ben raccontato. Willa Fitzgerald ha finalmente la sua occasione di emergere dopo le sue tante partecipazioni a film di poco interesse. L’attrice in particolare porta avanti la rappresentazione del femminismo estremo di questa storia che risulta per certi versi classica ma assolutamente non banale o modaiola. La scelta di usare temi più sporchi, rurali e imperfetti ne amplifica l’interesse e la sua effettiva portata.
Andrea Arcuri