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Intenso thriller che nei suoi 94 minuti mantiene la tensione a livelli altissimi e proprio la sua corta durata ne è un fattore vincente che ne aumenta la portata. La difficoltà stava proprio nel concentrare tutta la storia all’interno degli studi di registrazione dove l’unico legame con il mondo esterno sono i filmati che venivano presi e messi in onda. Questa è una chiara scelta tecnica ed estetica perché si poteva ovviamente ambientare molte scene nel cuore dell’azione invece il film tiene fede in modo coerente al suo intento di trasmettere un determinato punto di vista cioè quello di chi cerca di fare il proprio lavoro ma si trova limitato e tutta la tensione che ne consegue.
L’unica pecca che gli si potrebbe attribuire è proprio questa sua mono dimensione nel raccontare i fatti. Questo però è un limite dello spettatore che vuole avere il controllo e la conoscenza di ogni aspetto abituato ad un punto di vista facile e onnisciente. Ancora una volta è bene ricordare che il punto centrale non sono i fatti (che tutto sommato sono di dominio pubblico e raccontati anche in altri film) bensì come le notizie sono state gestite, cos’è la responsabilità giornalistica e la continua rincorsa all’intrattenimento a scapito della ricerca della verità. Tra i vari dilemmi ecco che viene fuori anche quello legato a chi davvero fa la storia se i fatti o come vengono esposti.