” Diva Futura ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 6 Febbraio 2025.

4 Feb, 2025

Italia, anni ’80/’90. Riccardo Schicchi, con la sua agenzia Diva Futura, rivoluziona la cultura di massa con il porno. Sotto la sua guida, crea icone come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre che diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. Viene coniata l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era.

Si poteva pensare e forse sperare che il film mostrasse il mondo delle produzioni dei film porno senza filtri, in maniera del tutto schietta e senza censure. In effetti lo spunto c’era tutto e anche gli argomenti prendendo la storia della famosissima e rivoluzionaria casa di produzione Diva Futura! Stiamo pur sempre parlando di un film per il grande schermo, non vietato ai minori, esplicito nelle parole e poco nelle immagini ed eccoci di fronte quello che in fin dei conti è uno sguardo sul mondo dell’hard in maniera abbastanza classica con punte di ironia che riesce ad essere anche commovente soprattutto quando si concentra sui personaggi.

 

Basato sul libro “Non dite alla mamma che faccio la segretaria” di Debora Attanasio che ha lavorato per la diva futura e ha visto questo mondo nascere e purtroppo morire. Il film quindi si concentra sull’agenzia porno fondata da Riccardo Schicchi e Ilona Staller ma raccontando molto bene alcune delle figure di spicco che la stessa agenzia ha scoperto e lanciato nel mondo cioè Moana Pozzi e Eva Henger.

Lo stile riesce ad essere tanto didascalico nel raccontare i vari accadimenti e retroscena di questa agenzia ma con passo pop trattando il porno nella sua versione più divertente ma allo stesso tempo riesce a dare spunti interessanti su quello che c’è dietro cioè la mercificazione dei corpi, l’economia del sesso e la soddisfazione dei desideri delle persone che ad un certo punto prendono una loro strada diventando incontrollabili.

Riccardo Schicchi è il cuore pulsante di questa storia con le sue contraddizioni ed esagerazioni ma il film ci regala un personaggio anche molto romantico, leggero che parla della sua idea di fare porno come “Amorale e mai immorale” e che mette sempre la centro il rispetto delle sue ragazze. Simbolici alcuni momenti in cui quasi scoraggia una giovane che vuole entrare nel porno ma che forse non sa a cosa va incontro oppure la visione di una delle sue ragazze che prestata ad un’altra agenzia, riesce a riconoscere che il dolore che sta provando non è finzione ma reale e quindi mortificante. Più di una volta si supera quel limite che trasforma l’arte di fare porno in sfruttamento commerciale.

“Diva Futura” regala al pubblico questi piccoli spunti riflessivi nel cercare di trasmettere una certa divisione d’intenti ma senza mai farsi moralistico nei confronti di una delle due parti. Piuttosto ci racconta i legami tra i suoi personaggi come se facessero parte tutti di una grande famiglia. Vediamo quindi Schicchi nel ruolo di talent scout ma anche confidente delle sue icone che però prendono spesso strade differenti proprio come succede quando i propri figli decidono di spiccare il volo e decidere del loro futuro. viene fatto un lavoro di contesto nelle date giuste e nella cultura popolare con un enorme lavoro a livello tecnico quando vengono prese interviste di repertorio andate in onda in tv e sostituisce i volti delle attrici scelte per il film a quello delle varie Moana, Eva e Ilona. Tra tutti però l’aspetto umano è il dettaglio maggiormente curato.

Giulia Louise Steigerwalt torna dietro la macchina dopo il suo esordio “Settembre” che ha conquistato pubblico e critica e riesce a scalfire quel senso di immobili che purtroppo rappresenta il cinema Italiano sempre uguale a se stesso e senza mai prendersi un vero rischio. Come detto prima in parte anche “Diva Futura” rientra in certi canoni con la sua scelta di farne un film per tutti e non spingere davvero sulle immagini VM18 ma allo stesso tempo il fatto di prendere un argomento così spinoso come il porno e renderlo drammatico e umanizzare i suoi protagonisti, possiamo anche considerarlo un grande rischio che la Steigerwalt si prende e vince anche se in parte.

I difetti di quest’opera possiamo trovarli nel fatto che si accontenta di raccontare i fatti e cerca di creare forte empatia nei suoi personaggi ma quel senso di stupore e di vera rivoluzione si va a perdere così come quella parte più goliardica e leggera che proprio lo stesso Schicchi ha sempre voluto nelle sue produzioni. C’è spesso quel senso di sovrabbondanza di parole e di dialoghi che vogliono sbattere in faccia allo spettatore certi aspetti di forte contrasto e contraddizioni in campo sociale, etico e moralistico. Ben vengano gli inserti televisivi delle interviste alle pornostar che vengono prese in giro per le loro scelte senza sapere cosa c’è dietro e ben venga anche il monologo finale di Eva Henger sul fatto che “Se sei stato barista e poi decidi di fare qualcos’altro non resti barista a vita. Se sei stata una pornostar potrai fare qualsiasi altra cosa dopo, la gente ti vedrà sempre e solo come una pornostar” ma tale aspetto viene troppo sovraesposto e quindi pian piano perde il suo vero valore e intento.

Andrea Arcuri