” We Live in Time ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 6 Febbraio 2025.

1 Feb, 2025

Un incontro fortuito cambia le vite di Almut (Florence Pugh), una chef in ascesa, e Tobias (Andrew Garfield), appena uscito da una storia travagliata. Attraverso istantanee della loro vita insieme emerge una verità che mette a dura prova la loro storia d’amore.

Siamo certo di fronte ad un film che unisce la parte più romantica della vita di una coppia con quella più drammatica che purtroppo ci si ritrova a vivere. Croce & delizia, fortuna & dolori vanno spesso insieme nella vita di tutti i giorni parlando di quelle realistiche in un film che certo fa della drammaticità la sua vena portante e dell’amore la sua forza propulsiva.

Certo quello che succede risulta abbastanza classico una volta capito che non siamo di fronte ad una commedia romantica bensì a una storia drammatica che difficilmente vedrà un lieto fine. Il cuore del film sono certo i due attori che portano avanti personaggi imperfetti e quindi molto comprensibili. Il motivo principale per avvicinarsi a “We Live in Time” è certo la presenza di due dei migliori giovani attori del momento.

Gli attori scelti dimostrano una chimica di altissimo livello con particolare menzione, per quanto mi riguarda verso Andrew Garfield che incarna un uomo fallibile, non per forza forte su tutti i fronti ma che ha il coraggio di mettersi da parte per la donna che ama in più occasioni. Florence Pugh tiene tutto il carico emotivo legato alla sua malattia ma in più occasioni si dimostra una donna caparbia che fugge alla vita e decide di combattere ma in maniera poco usuale e classica.

Molti passaggi hanno il pregio di essere realistici fino al midollo e brutali in maniera non classica ma non tutti e non fino alla fine. Dispiace che, come spesso accade nei momenti più concitati, c’è sempre quel senso di incompiuto con discorsi lasciati a metà, parole forti non dette e buonismo a questo punto fuori luogo. Non è un discorso riguardo a cosa uno spettatore avrebbe detto in quel preciso momento bensì il fatto che se proprio il film voleva essere sincero avrebbe dovuto farlo fino alla fine e invece si ferma un attimo prima.

Alla fine manca davvero qualcosa di nuovo e originale perché la sceneggiatura di continui flashback o passaggi al futuro è troppo poco e in fin dei conti lineare. Unire una malattia così grave con l’amore è un terreno di cui abbiamo visto di tutto e ogni volta avviene lo stesso tipo di procedimento, in questo caso troppo spesso il film si adagia su cliché e il messaggio di fondo è sorprendentemente regressivo.

Andrea Arcuri