Si narra di un’antica e malefica creatura che si nasconde nell’oscurità, nutrendosi delle paure dei bambini e trascinandoli via per sempre. Ora, Nel silenzio della notte, strani sussurri e ombre inquietanti tornano a tormentare Patrick e la sua famiglia. Quando suo figlio Jake diventa il prossimo bersaglio di Bagman, nessun luogo sarà sicuro. Nessuna luce sarà abbastanza forte per scacciare il buio che avanza.
Siamo a fare un tuffo nel passato con “Bagman” per il suo essere, in maniera fiera e senza particolari aggiunte, un b-movie classico basato sullo spavento facile tra aumenti di volume d’impatto e immagini improvvise di figure contorte. Il film, se preso sotto quest’ottica e senza la minima pretesa, funziona molto bene per il suo essere semplice dall’inizio alla fine con al suo interno uno schema ripetitivo nella costruzione della tensione con pochi cambi di contesto, stile o personaggi.
I tempi cambiano e questo genere di film sembra ormai superato e certo proprio la sua dichiarazione d’intenti risulta essere il suo più grande limite. Uno schematismo che porta fino alla noia, personaggi classici senza una costruzione che vada al di là dei soliti cliché e un procede come se fosse portato avanti in modalità automatica e prevedibile. Tutti aspetti che rendono il film troppo monocorde con l’aggiunta che in alcuni frangenti vengono fuori anche risate involontarie perché ormai il pubblico di cui parlavamo prima è smaliziato e certe ingenuità non le perdona più. C’è poi il chiaro tentativo di mettere in scena un nuovo mostro che possa colpire e conquistare ma la sua estetica e il suo carisma nel provocare terrore ha poco spazio sullo schermo per poterla considerare una figura mitologica e di reale impatto.
Tornando a quello che è il vero obiettivo del film possiamo dire che gioca le sue carte molto bene sfruttando i suoi limiti. Stando quindi ben dentro a tali limiti compresi i pochi scenari, personaggi e budget, non possiamo evitare a “Bagman” di ritagliarsi uno spazio tra le possibili scelte per una serata in compagnia per una tipica serata di paura. Ritorna quindi il suo voler essere un prodotto per nulla pretenzioso da lasciarsi guardare senza tenere alta l’attenzione su di sé tranne quando una porta che sbatte d’improvviso o un rumore stridente ci risveglia dal torpore e ci riporta dentro al film forzatamente.
Andrea Arcuri