Una donna (Amy Adams) mette in pausa la propria carriera per diventare una madre casalinga, ma presto la sua nuova vita domestica prende una piega surreale.
La frase migliore che descrive questo film potrebbe essere “Penso che ogni uomo dovrebbe vederlo” (cit.) ed in effetti la definizione trova particolare valore lungo la visione. La commedia a tinte dark con piccoli spunti fantasy esplora quelle che sono alcune delle più brutali realtà della maternità con l’aggiunta di come un rapporto tra i due genitori possa inevitabilmente e senza accorgersene andarsi a inclinare. L’uomo appunto viene messo in campo come un compagno incapace di percepire tale trasformazione ma soprattutto poco dentro a quel vasto universo che potremmo definire : ” essere genitore a 360° ” cioè avere un figlio e non potersi prendere momenti di stacco a proprio piacimento.
Il film è onesto col suo pubblico e non usa mezzi termini, frasi conciliatorie ed estetica cool. Viene messa in scena la rabbia di una donna che vede scivolare via il suo essere prima di tutto una singolarità e quell’insieme di sensazioni che variano tra la confusione, la rassegnazione che prima o poi devono trovare sfogo in un istinto che diventa incontrollabile e che ogni donna prova quando diventa madre. La metafora della trasformazione è solo un mezzo per esprimere al meglio tutto questo concetto con l’aggiunta di punte molto interessanti di umorismo nero tramite dialoghi abbastanza riusciti.
Non tutto funziona e rimane alla fine un tono che oscilla tra situazioni estremizzate legate non tanto al suo elemento fantasy ma proprio nel quotidiano con momenti di stasi dove non sembra andare verso un obiettivo costruttivo. La sceneggiatura imperfetta ci regala momenti classici e vari cliché ma potremmo anche pensare che questa è chiara scelta della regista, un argomento del genere non poteva non essere raccontato da una donna, di non spingere troppo su certi aspetti e rendere tutto ben ancorato al suo essere plausibile e realistico. Non bisogna quindi aspettarsi nulla di così estroso a livello fisico riguardo la trasformazione e anche i dialoghi, sebbene ben scritti, non risultano così pungenti e provocatori anche perché nella realtà dei fatti noi stessi non siamo quasi mai capaci di tanti giri di parole ricercati. Forse anche questo è un’espressione del diventare madri e di come, dopo questo magnifico evento, la vita non diventa tutto “rosa & fiori” ma piuttosto piena di situazioni che vengono affrontate in modo imperfetto, tanto contorte da non sapere come comportarsi e magari a volte in preda alla noia o all’immobilismo .
Alla fine dei suoi momenti catartici ma ben riconoscibili, arriva anche quella parte più emotiva che non stona perché anche in questo sempre controllata, non caricata e quindi non stucchevole. Ne viene fuori un film poco appetibile a livello di grande pubblico perché non così accattivante nella sua realizzazione ed è infatti per questo che non uscirà al cinema ma solo su Disney+. Va bene lo stesso e proprio grazie a esempi come “Nighbitch” possiamo rivalutare questi servizi di streaming che devono essere usati per divulgare ottimi prodotti come questo piuttosto che tantissimi di dubbio valore.
Andrea Arcuri