Dai fratelli Peter e Bobby Farrelly ecco la storia di un ragazzino che spedisce a Babbo Natale la sua lista dei desideri natalizi con un errore ortografico fondamentale, che provoca l’arrivo di un diabolico Babbo natale (Jack Black) che porta scompiglio durante le feste.
I lavori migliori dei fratelli Farrelly hanno fatto, per certi versi, “la storia del cinema” per il cattivo gusto riguardo la comicità, la presa in giro politically (poco) correct di moltissimi aspetti dell’essere umano andando contro i perbenisti o paura di offendere. Inutile dire che “Tutti Pazzi per Mary”, “Scemo + Scemo”, “Io, Me & Irene” e altri hanno uno stile ben riconoscibile che certo disgusterà qualcuno sentendosi toccato direttamente ma hanno generato risate infinite. Sono ormai anni però che i fratelli Farrelly non riescono a creare qualcosa di davvero valido anche se buona colpa dev’essere attribuita alla società che è cambiata radicalmente e non accetta più certe prese in giro troppo sfacciate o volgari.
Anche in questo caso è presente una buona dose di umorismo di cattivo gusto, senza mezzi termini. Il film risulta quindi una serie di battute volgari che martellano lo spettatore sotto ogni aspetto e ad ogni minuto. Viene dato libero sfogo all’attore Jack Black, anche lui capace e riconoscibile di un certo tipo di comicità. Tutto questo potrebbe certo far pensare ad un ottimo ritorno di questi due autori con l’aggiunta di Black come ottimo mattatore e specchietto per arrivare al pubblico.
Purtroppo, però anche quando si vuole fare la comicità più nera, sboccata o volgare serve una sceneggiatura di fondo, un obiettivo e una sorta di morale che possa tenere insieme il discorso pur mettendolo in scena come meglio un autore crede. Nei lavori precedenti dei Farrelly, per quanto assurdo, c’era una storia ben definita e un punto finale a cui arrivare che non sempre diventava la classica morale buonista, anzi i due registi spesso rimanevano fedeli alla loro ben nota cattiveria d’intenti non salvando nessuno.
In questo caso lo spunto interessante non viene ben sviluppato lungo il film, Jack Black viene lasciato troppo libero di improvvisare e ahimè dobbiamo constatare che le sue performance migliori sono ormai passate e la comicità non risulta così originale a livello di battute o di trovate irriverenti.
Certo rispetto ad altre pellicole laccate e buoniste “Dear Santa” prende le distanze e risulta molto differente e con una sua identità e coerenza di fondo. Il film sa bene cosa vuole e come trasmettere il suo umorismo che, anche questa volta, risulta senza freni e senza paura di offendere ma anzi spingendo bene sull’acceleratore riguardo la cattiveria, le battute sboccate e senza risparmiare nessuno.
Anche se “Dear Santa” non si può dire essere tra i migliori lavori dei Farrelly, speriamo che continuino su questa strada perché serve terribilmente qualcosa di diverso nel panorama cinematografico per contrastare una tendenza a fare tutto troppo in maniera controllata.
Andrea Arcuri