Un giovane agente della TSA cerca di battere in astuzia un misterioso passeggero che l’ha ricattato per introdurre un pericoloso pacchetto su un volo la vigilia di Natale.
Il film ha uno spunto davvero interessante e porta avanti in modo promettente la storia grazie a trovate interessante e tensione in forte crescita. Poi arriva la svolta, un cambio di stile e un’accelerazione d’intenti e di fatti che ne fanno perdere la credibilità, l’interesse e perdere tutto quello che era riuscito ad accumulare di positivo in precedenza. Dispiace davvero perché Taron Egerton è perfetto nel ruolo e Jason Bateman a tratti riesce a dare i brividi grazie anche a dialoghi molto tesi e intelligenti tra i due.
Tutto sommato è proprio qui il punto centrale; i dialoghi che risultano ben scritti e di forte impatto e per un film che vede in forte contrasto due personaggi agli opposti che devono interagire tramite auricolari o fugaci incontri è certamente l’elemento che doveva funzionare. “Carry-On” riesce molto bene in questo aspetto e con una semplice idea e poco budget porta avanti lo spettacolo nel migliore dei modi.
Sfortunatamente non si può chiudere e confermare questa opinione senza parlare della seconda parte, si vorrebbe tanto dire che il film riesce a concludere il tutto nel migliore dei modi e abbia davvero la possibilità di elevarsi rispetto a tanti prodotti Netflix di questo tipo. Non stiamo parlando di un dettaglio del finale, a volte è bene non soffermarsi su ogni cavillo e sorvolare su piccoli dettagli ma quando si parla di un cambio di rotta così evidente e ricercato allora non si può far finta di niente.
C’è la straziante e instancabile ricerca di voler per forza aumentare ogni situazione e procedere verso step sempre maggiori, “livelli” più difficili da superare per il nostro eroe aumentando l’estetica con esplosioni, sparatorie, inseguimenti e tanto altro. Si pensa che se al pubblico non vengono forniti elementi sempre maggiori e un tasso di spettacolarità totale allora si annoi e vada a declassare il film come troppo statico. Nulla di più sbagliato. Se al pubblico viene dato qualcosa di interessante che regga la tensione e a volte soprattutto la credibilità allora il film che si sta guardando rimane nella mente per molto tempo.
Ecco che “Carry-On” si eleva rispetto ad altri sicuramente per il cast scelto, per il regista che in passato ha dimostrato di saperci fare (Jaume Collet-Serra) e per la capacità di stupire con poco in termini di idee e spesa per buona parte della sua durata. Poi arriva quella che possiamo chiamare “la formula esagerazione” dove si spinge ogni situazione, si spende tutto il budget in termini di estetica, si velocizza ogni aspetto e si perde di credibilità in più occasioni ed ecco che si arriva alla conclusione con un senso di frustrazione e di delusione pronti per il prossimo film che verrà costruito in questo modo.
Andrea Arcuri