” The Beast ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 21 Novembre.

19 Nov, 2024

In un futuro prossimo in cui l’intelligenza artificiale regna suprema, le emozioni umane sono bandite. Per liberarsene e purificare il proprio DNA, Gabrielle accetta di sottoporsi a una procedura che la porta a rivivere le sue vite passate. Tutte sono accomunate da due costanti: l’incontro con Louis e una sorta di premonizione, il timore continuo di un’imminente catastrofe.

Ostico e difficile da seguire non solo per la sua trama a volte contorta ma un modo di portare avanti la narrazione spesso lento, cervellotico, strutturato senza dare molte spiegazioni e con passaggi continui di contesto. Nonostante questo possiamo dire che risulta essere il film più accessibile di Bertrand Bonello autore di “Zombie Child” e “Coma” giusto per citare i suoi ultimi lavori.

Soprattutto nella prima parte si vanno a delineare molte situazioni sconnesse e un continuo cambiare di contesti senza un filo logico, pian piano però il quadro si va a delineare e superata la metà si capiscono i simboli, personaggi e passaggi ripetuti che vengono usati e dove il film voglia andare. Per arrivarci viene richiesto al pubblico molta pazienza legata anche a delle recitazioni molto sentite e profonde da parte soprattutto di Léa Seydoux che è assoluta protagonista.

Ne viene fuori una gloriosa e contorta storia d’amore che scava nel profondo cercando di far riaffiorare nei suoi personaggi e soprattutto nel pubblico sensazioni profonde. Il tentativo è di essere tanto complesso e avvincente quanto di alto livello e di non facile definizione. 

Riesce in tutto questo? In parte o per meglio dire in maniera inaspettata perché a tratti l’esperienza risulta deludente a causa a volte di una regia che non riesce a portare avanti il climax sperato con troppe divagazioni tematiche e fermi a sottolineare passaggi e sentimenti. Vuole riflettere sulla paura di provare sentimenti ma per farlo richiede un grande sforzo al suo pubblico mettendolo a dura prova soprattutto sul piano del ritmo.

Alla fine rimane un senso di fatica ma non per questo mal riuscito e per quanto frustrante, il film rimane in mente a lungo perché quel senso di paura che proviamo non è dettato da immagini forti e d’impatto ma che si insinuano sotto pelle in maniera stordente e ammaliante.

Andrea Arcuri