In una Sardegna fredda e oscura il delitto di una giovanissima ragazza nasconde una realtà sconvolgente. Sante Moras, ex poliziotto oggi guardia carceraria, viene accusato di un omicidio che non ha commesso. Costretto alla fuga, Sante decide che l’unico modo per salvarsi è andare fino in fondo e cercare la verità. Grazie all’aiuto di Fabiana Lai, una giornalista che segue il caso, scoprirà delle verità sconcertanti.
Luca Argentero incarna appieno un erore riluttante, taciturno e rude nei modi senza mai risparmiarsi riuscendo a trasmettere la rabbia attraverso infiniti silenzi. Tale rappresentazione del protagonista è perfettamentei in linea con l’anima del film stesso che porta avanti a livello stilistico e narrativo un modo di fare cinema action, quello Italiano molto sporco che tira fuori il dolore più oscura attraverso personaggi duri e sporchi.
Sono apprezzabili i tentativi di provare a fare qualcosa di differente, ci devono essere per spingersi oltre e assimilare nuove forme espressive arrivando ad un pubblico differente. In ogni caso quando il nostro cinema si addentra a raccontare il marcio dell’animo anche attraverso scenari rurali e cupi come in questo caso la Sardegna, ecco che si rivede quel modo di raccontare una storia che rimane saldo nella mente dello spettatore e reso in maniera magnifica dagli addetti ai lavori.
Alla fine anche in questo caso ci viene detto che esiste il bene come anche il male ma insieme a loro anche una serie di sfumature negli occhi e nelle (poche) parole di personaggi duri come quello incarnato da Luca Argentero ma anche dei comprimari come anche di chi lo sta braccando con l’aggiunta di una giornalista (Cristiana Dell’Anna) che certo possiede quell’arguzia di porsi delle domande ma non è certo un personaggio conciliante e buoni ma procede con tile fermo. C’è di tutto in questo film tra corse nei boschi, ricatti, incidenti, omicidi e scazzottate mentre il nostro protagonista passa dall’essere un perfetto capro espiatorio per qualcosa di più grande ad artefice di rivelatore di una spinosa verità.
Un thriller teso che con fare spedito è capace di tenere alta la tensione con l’aggiunta di un intreccio che parla anche di denuncia verso certi sistemi che si muovono quasi indisturbati sotto gli occhi di tutti. Un tuffo nel passato dei migliori polizieschi all’Italiana che non sarebbe sfigurate in una distribuzione sul grande schermo e questo possiamo dire essere uno dei complimenti maggiori che si può fare a questo film.
Andrea Arcuri