”Giurato Numero 2 ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 14 Novembre 2024

13 Nov, 2024

Seguiamo un padre di famiglia, Justin Kemp durante il suo compito di giurato in un processo per omicidio di alto livello. Insieme a lui viviamo il serio dilemma morale di influenzare il verdetto della giuria e potenzialmente far condannare o assolvere un uomo accusato di omicidio.

Clint Eastwood non si smentisce mai e porta avanti il suo modo di fare cinema senza distrazioni, fronzoli e perdite di tempo infatti è famoso il suo metodo che vuole giusto un paio di tentativi per realizzare una scena senza ripetizioni estenuanti. La narrazione forte, lo stile semplice e asciutto e attori con impostazioni molto teatrali portano avanti un approccio sobrio ma non per questo banale.

Allo stesso modo possiamo dire che se la realizzazione dei suoi film è ben riconosciuta, anche i temi che tratta sono di forte impatto morale creando volutamente riflessioni che toccano le proprie convinzioni e valori personali.

Ecco che questa volta ci ritroviamo di fronte un dramma giudiziario come non se ne fanno più che mette al centro non solo la giustizia intesa a livello burocratico riguardo le leggi e di come attuarle ma soprattutto quello che succede all’interno di un uomo dilaniato da dubbi legati a cosa sia giusto fare sapendo di dover fare i conti con la propria coscienza (prima) e con la legge (dopo).

Ovviamente per fare tutto questo servono attori di altissimo livello e possiamo dire che finalmente viene dato a Nicholas Hoult un ruolo drammatico di tutto rispetto che viene ben supportato da Toni Collette e J.K. Simmons, quest’ultimo troppo poco sullo schermo e poco sfruttato.

Eastwood ci lascia con il suo ultimo film (speriamo di no) con un film intelligente e moralmente complesso che mette alla luce tutte le problematiche del sistema giudiziario Americano oltre a quelle di persona che si muovono sempre più secondo convenienza e non coscienza.

A volte e forse più di altri suoi lavori precedenti, la sceneggiatura tenda a virare verso il melodramma e forse quella parte più d’impatto emotivo manca lasciando che le riflessioni arrivino più pacate a insinuarsi nello spettatore.

Andrea Arcuri