Una storia di omicidi e di memoria durante il periodo del conflitto nordirlandese (The Troubles). Ambientata nell’arco di quattro decenni, la serie si apre con la scioccante scomparsa di Jean McConville, una madre single di dieci figli rapita da casa nel 1972 e mai più vista viva.
Basata sul libro di Patrick Radden Keefe, la serie porta avanti molte questioni legate alla moralità e alle sue interpretazioni. Sicuramente il modo in cui mette in evidenza come la violenza, troppo spesso, diventa promotore e giustificazione di una causa è di altissimo livello e fornisce al pubblico un ottimo intrattenimento riguardo la storia di fondo.
In maniera totalmente differente rispetto ad altre produzione, i personaggi che conosciamo non passano mai da eroi o personalità da giudicare. Ognuno di loro porta avanti in maniera coerente e logica una propria risposta a quello che li circonda convinti delle proprie idee non per principio ma per vissuto ed esperienza.
La visione potrebbe non essere così indimenticabile alla fine per la scelta di essere molto classica nel suo progredire e senza particolari eccessi. Però a serie conclusa, il pubblico avrà molto su cui riflettere o pensare e forse questo basta per poter considerare “Non Dire Niente” degno di attenzione.
Andrea Arcuri