E pensare che l’ #incipit consisteva in una conversazione telefonica ricca di brividi e mistero…
Il dettaglio potrebbe sembrare stereotipato ma se ben gestito crea i giusti effetti di suspense. Il fatto è che l’autore ha voluto mettere davvero troppa carne al fuoco creando anche fin troppi colpi scena un po’ tirati per i capelli.
Vi ricordate quando negli anni ottanta, per prendere in giro la tortuosità della trama delle telenovelas sudamericane, si parodiavano certe battute? Un classico era “Papà… Ho una rivelazione da farti… Io sono tuo nonno!”. In “Portami a casa” il livello non è sceso così in basso, ma non è andato lontanissimo da una cosa del genere.
E dire che lo spunto di partenza non era affatto male, avendo al centro una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte…
Il plot quindi dà spazio all’adrenalina, alla sorpresa estrema però un po’ fine a se stessa tralasciando elementi legati alla categoria della logica. Sono d’accordo sul fatto che certe storie, soprattutto se gialle o noir, debbano presentare assolutamente particolari #irrazionali, altrimenti l’impianto non avrebbe particolare impatto sul pubblico. Si sa anche che, qualunque sia la storia che si voglia raccontare, si crea quel #patto tra chi scrive e chi legge dove si è invitati a credere a ciò che si vede e quindi anche ad accettarlo.
Tutti gli #effetti_speciali di “Portami a casa” sembrano essere qualcosa di non sostanziale ma di effimero. Se vogliamo parlare di frasi e aforismi, è opportuno affermare che il detto ‘tutto fumo e niente arrosto’ mai si sarebbe potuto associare all’opera di Fitzek. Lo scrittore tedesco nei precedenti romanzi aveva legato il suo nome ad una componente di inquietudine che caratterizzava non solo le trame ma anche le psicologie dei personaggi, a volte cesellati con particolare finezza per metterne in risalto gli aspetti più torbidi.
Quella profondità e quell’inquietudine che rappresentano la cifra tipica di Fitzek appaiono decisamente trasfigurate in questo. Magari a qualcuno piace questa svolta, mirata quasi esclusivamente allo stupire.
A me no.
Enrico Redaelli per Globalstorytelling