Creduto morto dopo il massacro avvenuto cinque anni prima, lo spietato Art il Clown torna a seminare il terrore durante il periodo più magico dell’anno. Sienna e Jonathan, sopravvissuti al folle killer, si accingono a celebrare il Natale. Art però è pronto a regalare nuovi incubi agli abitanti di Miles County e a dimostrare che nessuna festività è al sicuro.
Torna Art il Clown o potremmo dire il mimo visto che la sua caratteristica è il fatto che non emette un suono e ha una mimica facciale e dei tempi comici che farebbero invidia ad ogni comico. Il fatto poi che si diverte a mutilare le sue vittime con ogni oggetto possibile è un fattore aggiuntivo che ne aumenta il senso di pericolo. “Terrifier 3” si rivela essere un’emozionante corsa verso una serie di uccisioni per la maggior parte originali e mantiene la promessa di essere brutale, sanguinario, una miscela di caos ma soprattutto spassoso.
Il primo capitolo aveva il pregio di rompere ogni schema e presentare al pubblico una serie di “final-girl” che pian piano si scoprivano solo delle comparse e senza davvero una protagonista assoluta che potesse contrapporsi al sadico Art. Il secondo capitolo invece si faceva più standard sulla sua componente riguardo la storia e prendeva Jonathan e soprattutto Sienna come personaggi principali che avevano un forte legame con il killer. Siamo qui a portare avanti tale aspetto con l’aggiunta di spiegare quale sia questo particolare legame con accenni alla genesi di Art. In parte questa scelta fa perdere il fascino di questa saga anche se possiamo capire che il tentativo è quello di far nascere qualcosa che duri più tempo (cioè più film) e dare al pubblico dei personaggi riconoscibili e a cui affezionarsi contro il male. Insomma l’esempio di riferimento è certamente la saga di “Halloween” con il contrasto Myers – Laurie. Tale aspetto potrebbe anche trovare il favore del pubblico e la logica di marketing è ben chiara; peccato però che la trama risulta troppo frammentaria, a volte scollegata ed è evidente come i suoi piccoli episodi (sadici) non riescano a collegarsi in qualcosa di più interessante e che ne innalzi il valore. Tanto valeva allora lasciarlo così com’era come una sorta di collage di brutalità senza limiti.
Quello che non manca, sebbene si ribadisce frammentato, è una grande e riuscita dose di umorismo nero con quel sentore natalizio ad aumentarne la portata. Art si muove ancora molto bene e l’attore David Howard Thornton sfoggia tutto il suo repertorio fatto di tempi perfetti sotto l’aspetto comico e sadico. Il film quindi riduce leggermente i minuti, mantiene alto il numero di morti e di quantità di sangue che scorre andando a puntare leggermente meno sui momenti comici (questo è un gran peccato) ma aumentando quella parte più dark
Rimane invariata la fedeltà da parte del regista di regalare al pubblico un concentrato di effetti artigianali senza un minimo di computer grafica o altri espedienti che ne falsificano quel senso di realistico che abbiamo visto nei film precedenti. La passione di Damien Leone per l’estetica e il voler scioccare il pubblico è senza filtri e senza vergogna. “Terrifier 3” conquista proprio per il suo essere schietto e puntare al massimo nel suo genere e speriamo davvero che per quanto si voglia portarlo a conquistare un pubblico più di massa, legarlo in parte su certi canoni obbligati, la saga possa continuare su questo aspetto senza tradire il suo pubblico di affezionati che lo ha seguito fin dall’inizio.
Andrea Arcuri