La premessa potrebbe essere interessante per quanto semplice e forse troppo diretta. Come sempre alcuni aspetti risultano troppo tirati (casualmente alla vittima cade un coltello, unica arma a sua disposizione) e ogni volta che viene incontrato un personaggio che sospetta qualcosa di strano nel racconto del killer, ecco che la situazione non cambia di molto. Lungo il percorso poi il rapitore e la vittima hanno un paio di scontri verbali che dovrebbero essere rivelatori e molto personali legati ai vari traumi che entrambi hanno subito. Detto questo, tali discorsi non vanno oltre a futili banalità senza risultare davvero determinanti.
La parte difficile è certo creare un vero movimento visto che la protagonista rimane immobilizzata per buona parte del film. Si ritrova così a subire quello che gli succede quasi con fare fortunato rispetto alcuni incontri o risvolti e il film cala di tensione spesso se viene a mancare qualcosa che smuova la situazione. Si potrebbe dire e magari apprezzare che “Don’t Move” elimina il superfluo e riduce tutto all’essenziale nel suo procedere ma per quanto vogliamo staccarci da classici passaggi d’intrattenimento, c’è sempre bisogno di spingere su qualche altro aspetto come magari una maggior introspezione dei personaggi che qui manca assolutamente.