” Flow – Un mondo da salvare ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 7 Novembre 2024

24 Ott, 2024

Dopo aver incantato il Festival di Cannes e conquistato quattro premi ad Annecy, Flow – Un mondo da salvare sarà presentato in anteprima italiana al festival Alice nella Città e uscirà al cinema in Italia con Teodora dal 7 novembre.

 

Il film, diretto dal talentuoso regista animatore lettone Gints Zilbalodis, già autore di diversi corti e del lungometraggio animato Away (2019) anch’esso vincitore di numerosi premi, ci trasporta in un viaggio epico, un racconto senza dialoghi capace di tenere incollati allo schermo per tutto il tempo.

Il regista, capace come pochi di parlare un linguaggio universale, ci trasporta in un mondo animato digitalmente dove un delizioso gatto nero lotta per rimanere in vita, una vera odissea a bordo di una barca a vela.

 

In un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, l’arrivo di un’inondazione costringe un gatto a mettersi in salvo su una barca, insieme a un variopinto gruppo di animali. Tra paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli imprevisti, il viaggio farà capire a tutti che l’unione è la loro vera forza.

 

In un primo momento abbiamo la sensazione che il film richiami vagamente Stray, un gioco d’avventura prodotto da Annapurna Interactive e lanciato lo scorso anno, e l’impressione è giustificata poiché, nel gioco, un gatto di strada vaga in un mondo distopico post-apocalittico. Tuttavia, in Flow non ci sono robot, la tavolozza cromatica è molto diversa, essendo molto luminosa mentre nel gioco le atmosfere sono cupe, e la storia si differenzia tantissimo.

 

Detto ciò, Flow – Un mondo da salvare è un’opera molto commovente ed emozionante dove non ci sono dialoghi, ma è arricchita da conflitti e scontri vari e variegati. La maggior parte deriva dalle difficoltà incontrate dagli animali, che fanno affidamento sui propri istinti e adottano comportamenti che potrebbero evocare, almeno in parte, la natura umana.

 

L’assenza di parole e dialoghi fa sì che la forza drammatica del racconto poggi soprattutto su tre fattori: la musica, il suono e i gesti dei volti degli animali.

 

Il gatto protagonista ha un arco narrativo molto interessante: il suo rapporto con il mondo cambia grazie ai suoi compagni di viaggio. Il tutto succede in modo naturale, considerando che far emergere questo livello di sviluppo del personaggio, in una storia raccontata senza dialoghi, non è stata sicuramente un’impresa facile. Le costruzioni umane sono ancora presenti e offrono magnifiche ambientazioni tridimensionali, gli uomini, come già detto, sembrano essere del tutto assenti, ma rimangono gli echi della loro presenza anche attraverso oggetti.

 

Gints Zilbalodis riesce a rappresentare una terra che sembra tanto familiare quanto estranea: con l’innalzamento delle acque tutto cambia e si trasforma, i corridoi d’acqua diventano autostrade per i pesci, attraverso il viaggio veniamo trasportati in borghi sommersi che ci ricordano famose città europee, per poi ritrovarci tra gigantesche sculture e templi dallo stile tibetano. In questo mondo senza uomini, è facile per lo spettatore finire con l’identificarsi o empatizzare con l’uno o l’altro dei passeggeri della barca: con il fedele cane, il capibara silenzioso e distaccato, con la garzetta vigilante e altezzosa, con il lemure nervoso o il gatto indipendente.

 

La messa in scena e il montaggio ci immergono totalmente in questa storia intrigante, di cui alla fine non sappiamo molto. Il regista non spiega e non forza l’interpretazione di quello che vediamo e ci lascia liberi di decifrare quello che accade.

 

Più che mostrare che la vita può esistere senza gli esseri umani, il film esplora la possibilità della solidarietà animale e l’evoluzione dei rapporti tra le specie. Il lungometraggio colpisce per la sua tecnica, ma commuove anche. Impossibile rimanere indifferenti, per tutto il racconto aleggia un senso di ansia per la sorte dei protagonisti difficile da scrollarsi.

 

Esteticamente il film è una gioia per gli occhi, l’animazione è fluida, con una tela pittorica dai colori brillanti e i paesaggi naturali resi impeccabilmente. Il sonoro è molto realistico e convincente – dai rumori ambientali alle fusa e miagolii – la musica ben dosata e coinvolgente.

 

Una storia emozionante e profondamente toccante, di una bellezza mozzafiato. Una meraviglia per gli spettatori di tutte le età!

 

Cinzia Zagato per GlobalStorytelling