La strabiliante storia di un’aspirante attrice a Los Angeles negli anni ’70 e di un serial killer attivo da anni, le cui vite si intersecano quando entrambi partecipano a un episodio della versione americana del “Gioco delle Coppie”.
L’attrice Anna Kendrick debutta alla regia con una storia agghiacciante non tanto per quello che ha raccontato ( la storia del serial killer Rodney Alcala ) ma per la scelta di metterlo in scena intrecciando abilmente nella narrazione i molteplici modi in cui le donne sono condizionate dagli uomini.Capace di mutare lungo il suo percorso e dare allo spettatore spunti interessanti anche leggeri (la storyline del programma TV) per poi pian piano puntare ad altro e creare un punto di vista teso e volutamente caustico tanto da togliere il fiato avvicinandosi al finale.
Lavorando su più linee narrative e usando volutamente toni contrastanti, Anna Kendrick riesce a parlare di molti argomenti delicato quali la sottomissione delle donne, il loro essere tratta come oggetto e la poca credibilità che gli viene dedicata, anche quando tali toni si fanno più leggeri ma sempre pieno di battute sottili e incisive. L’attenzione si sposta continuamente così come il nostro approccio e mentre cerchiamo di capire dove il film vuole davvero andare, capiamo solo alla fine che ogni colpo, battuta, scena più o meno esplicita ci ha portato ad una moltitudine di emozioni e di modi di pensare a come la misoginia del modo possa avere espressioni differenti.
Andrea Arcuri