“Megalopolis” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 16 Ottobre 2024

11 Ott, 2024

Francis Ford Coppola sembra aver pensato in grande.

“Megalopolis” è per certi aspetti un prodotto dall’impronta post-moderna con, ben celati al suo interno, alcuni intenti moralistico-didascalici.

L’ambientazione è quella di New York dei nostri giorni ma con inserti futuristici tant’è che il suo nome è diventato New Rome. Dentro la città agiscono personaggi ricalcati sulla falsariga di quelli che hanno vissuto da vicino l’ultimo periodo della repubblica dei consoli dell’antica Roma, inseriti però in un contesto decisamente più vicino all’ #adesso. Personaggi come Catilina (Adam Driver, impeccabile), Crasso (Jon Voight), Cicerone (Giancarlo Esposito) ai loro tempi avevano nel loro universo interiore un #germe che li poteva avvicinare al mondo contemporaneo. Coppola raccoglie il dettaglio e lo amplia: non sono più solo politici, ma persone #liquide che dalla pedana della loro professione fanno politica. Essi si trovano al centro di una situazione che potrebbe essere dell’oggi ma portata ancora di più all’estremo.

Mi è sembrato che Coppola volesse lanciare un monito al pubblico facendo assomigliare il suo Catilina ad Elon Musk in più cose (anche se poi, ho letto, l’ispirazione per rappresentare questa figura è arrivata da altri canali).

Al di là di questi paragoni, è possibile osservare come la sceneggiatura rivesta di attualità tutti gli scandali e gli elementi torbidi già evidenti nella Roma del primo secolo avanti Cristo.

Fotografia caratterizzata da toni e sfumature coinvolgenti, scenari spesso mozzafiato…

Devo ancora capire dove il regista desiderasse andare a parare. E’ stata solo #magniloquenza o c’era pure qualcos’altro? Si è visto #fumo molto variopinto e profumato ma sto ancora pensando a dove fosse di preciso l’ #arrosto.

Come detto, a un certo punto della trama, la voglia di moralismo pare prendere il sopravvento sulla telecamera al punto che, invece di #raccontare, Coppola si mette sul piedistallo con la voglia di bacchettare. In diversi punti “Megalopolis” assume toni magniloquenti, come se fosse una sorta di testamento del regista (classe 1939) che in questa pellicola si è avvalso anche di qualche membro della sua famiglia (Talia Shire, Jason Schwartzmann, impegnati in parti secondarie).

Per quanto riguarda la recitazione, Driver è bravo nell’incarnare quelle espressioni enigmatiche che deve avere un personaggio ambiguo e misterioso come il suo. Voight ed Esposito hanno anch’essi una presenza scenica di rilievo. Loro tre non fanno altro che rubarsi la scena come su un palcoscenico teatrale (e la teatralità non è di certo un elemento che è mancato nel film). Tra gli uomini vorrei sottolineare anche la prova di Shia LaBeouf, meno magniloquente degli altri, ma non per questo meno incisivo. Da citare, anche se un po’ opaco, il cameo di Dustin Hoffman. Brave anche le attrici (tra cui Natalie Emmanuel, Aubrey Plaza e Grace VanderWall), anche se sono state offuscate non poco dallo strafare dei loro colleghi maschi.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling