Halle Berry veste i panni di una madre segregata in casa in mezzo al bosco con i suoi due figli e perseguitata da un demone del male. La loro sicurezza dipende esclusivamente dalla loro casa e da… una corda! Un passo senza corda e il demone potrà impossessarsi di loro. Uno dei bambini inizia a dubitare…
Lungo il percorso il film prova in tutti i modi a tenere alta la tensione con un’atmosfera sempre avvincente e inquietante ma la narrazione non riesce a realizzare appieno il suo potenziale. Ci sono occasionali jump scare, avvenimenti che non hanno un seguito e risvolti o apparizioni senza spiegazione come nel più classico dei film thriller. La capacità di creare tutto questo è certo da attribuire al regista Alexandre Aja autore del remake di “Le Colline hanno gli Occhi” e poi di “Piranha 3D”.
La premessa e soprattutto i risvolti che vengono proposti sono pronti per differenti interpretazioni dove ognuno può vederci qualcosa che non necessariamente sia universale e univoco. Tale aspetto rende il film movimentato e interessante ma “Never Let Go” sbaglia in qualcosa e non riesce a convincere del tutto.
Saranno forse i tipici momenti un pò forzati, questi film li hanno sempre con personaggi che fanno qualcosa di assurdo quando l’istinto ti dice di fare altro oppure sarà quel qualcosa di reale che possa davvero dare un senso a tutto questo. Tutta la parte iniziale ma anche il suo centro dove Halle Berry si sforza di creare un personaggio ambiguo, fortissimo ma anche fragile, manca di quella presa totale nel pubblico per appassionarci davvero. Sarà forse l’attrice premio Oscar la causa di alcune mancanze? Certo che no, fatto sta che vedere tutto il terzo atto praticamente tutto in mano a due giovanissimi attori (Percy Daggs IV e Anthony B. Jenkins) ci fornisce una chiave di lettura potente e riuscita dove le immagini scorrono e soprattutto l’atmosfera spinge (ora sì) al massimo del suo potenziale. Non c’è quindi un errore di casting precedentemente accennato (scusa Halle Berry) ma la voglia e capacità di Alexandre Aja di spingere al suo massimo nel finale e con ottimi risultati.
Vogliamo quindi pensare che il ritorno di Alexandre Aja al genere horror è caratterizzato da un ottimo film d’atmosfera tenuto in piedi da solide interpretazioni ma da un’esecuzione a tratti confusa e manchevole al centro di momenti di presa sul pubblico .
Andrea Arcuri