L’AMICA GENIALE – Storia della bambina perduta in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2024

21 Set, 2024

SINOSSI

Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Attraverso le prove che la vita pone loro davanti, scopriranno in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto, la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.

NOTE DI REGIA

Quando Saverio mi ha chiesto se volessi fare io la regia dell’ultima stagione dell’Amica Geniale, mi è sembrata la realizzazione di un desiderio che avevo provato anni fa, quando avevo saputo che si sarebbe girata una serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante.
Così ho deciso subito di accettare questa grande sfida, girare tutti e dieci gli episodi del quarto e ultimo libro dell’Amica Geniale, entrare nel mondo della Ferrante ed entrare nel mondo della serie.
La cosa più importante per me è stata trovare un equilibrio tra le stagioni passate e quella che stavo costruendo come nuova.
Il principio basilare che mi fa credere in questo lavoro con tutta me stessa è la sincerità della regia. Non credo infatti nelle operazioni studiate a tavolino, ma credo solo nell’aderenza che si ha con la materia che si racconta e quanto più questa aderenza è vera e profonda, tanto più l’opera ne giova. Per questo mi sono immersa completamente nel racconto che andavo a fare, sentendolo in prima persona, rispettando moltissimo il passato, i personaggi, i luoghi, le attese del pubblico che tanto ha amato le stagioni passate e cercando qualcosa di nuovo che si legasse con armonia al vecchio. Questo equilibrio è stato frutto di una ricerca continua, giorno per giorno, che ha coinvolto vari aspetti.
In questa stagione, infatti, c’è un’importantissima novità legata al cast. Si entra nell’età adulta, i personaggi cambiano e soprattutto cambiano gli attori. Con loro ho potuto fare un lavoro enorme, capillare, abbiamo ricominciato da capo e credo che quegli stessi personaggi di prima siano oggi, essendo cresciuti, davvero molto stratificati, pieni di sfumature, profondi e veri. Ho sempre cercato con loro quella discesa che la Ferrante fa nelle pieghe più sottili di ognuno di essi, senza risparmiarli mai, ma rendendoli così riconoscibili che sembra di poterli toccare con una mano mentre si leggono le sue pagine. Ho provato a prendere i miei attori per mano e sono scesa il più possibile dentro la loro anima per avvicinarli al racconto della Ferrante. Un viaggio enorme che ognuno di noi ha fatto dentro alla sua scrittura. Un viaggio che per me è stato verticale. Ogni giorno cercavo e ogni giorno trovavo elementi ed elementi in più dentro al suo racconto. Dinamiche e relazioni che all’inizio erano sotterranee, che non si vedevano ad un primo livello, neanche ad un secondo, neanche ad un terzo. Mi è sembrato di scendere verticalmente dentro una sorta di labirinto della sua scrittura e più cercavo, più trovavo. Un processo senza fine che mi ha affascinata tantissimo.
In questa stagione, in questo passaggio temporale in avanti, ci sono varie cose che, insieme ai nuovi attori, sono cambiate. Ma, ancora una volta, ci tengo a sottolineare che ho fatto in modo che questi cambi fossero delicati, il più naturali possibile. Il rione, ad esempio, negli anni 80 diventa colorato. Eppure, la sensazione che si ha, guardandolo, è che sia sempre stato così. C’è molta naturalezza nella sua trasformazione e tutto si lega al passato. Con la macchina da presa ho unito quello che è il mio stile fluido di simbiosi costante con i personaggi, di una certa libertà di movimento e di ciak molto lunghi (che è come amo girare), a dei momenti di sospensione e di racconto minimalista per andare a sottolineare atmosfere diverse. Quella stessa fluidità si mescola con pause dedicate a sguardi, reazioni, paure, sospetti, mancanze, speranze, complicità che sembrano lievitare dentro alla semplice vita reale. Il montaggio ha accompagnato e ricreato proprio questa mescolanza di stile, trasmettendo quella vivacità che sempre cerco durante le riprese. Il montaggio e la fotografia sono stati i miei pilastri in questo lavoro nuovo che mi ha stimolata ad una continua ricerca ed evoluzione.

Laura Bispuri