” Il Robot Selvaggio ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 10 Ottobre 2024

21 Set, 2024

Il film è il nuovo adattamento di una straordinaria opera letteraria, l’amato e pluripremiato bestseller del New York Times n.1 di Peter Brown, “Il Robot Selvatico”. L’epica avventura segue il viaggio di un robot che dopo un naufragio si ritrova su un’isola disabitata dagli umani dove dovrà imparare ad adattarsi in un ambiente ostile. L’incontro con un cucciolo di oca gli farà trovare il suo scopo e forse il suo vero posto.

 

La storia ha tutti i canoni per scaldare il cuore e intrattenere nella maniera migliore e riconoscibile al grande pubblico. Per fortuna possiamo trovare piccole, solo all’apparenza ma che in verità possiamo considerare grandissime, differenze nel tipico stile di un cartone animato di questo genere. 

 

Si parla di uscire dalla propria comfort zone, di poter andare oltre i propri obiettivi (programmati) e di sapersi adattare trovando uno scopo in un nuovo posto per quanto questo possa sembrarci ostile. La storia portata in scena risulta commovente parlando di perdite, risalite, abbandoni e rinascite ma lungo il suo percorso abbiamo costantemente input che ci portano verso strade emotive e tematiche differenti. 

 

Il film procede fiero e coerentemente contro tendenza nel voler creare un prodotto indirizzato ai bambini e che solitamente mette in scena pochi ma semplici temi. Spesso questi percorsi narrativi vanno a semplificare troppo certi messaggi che vengono spesso relegati ad un paio di frasi d’effetto, scene fortemente empatiche e il resto viene riempito da momenti comici ad ogni costo che hanno solo la funzione di fare da riempitivi. “Il Robot Selvaggio” invece cambia fortemente lungo il suo percorso anche nei suoi obiettivi finali parlando non solo della ricerca di uscire da un proprio limite rassicurante bensì di combattere per questo, di cosa significa essere genitore, di sapersi mettere da parte quando serve per il bene degli altri, di costruire una famiglia allargata e della difficoltà del rapporto con i propri figli che siano naturali o acquisiti. Tutto questo lo fa con linguaggi cinematografici altrettanto differenziati tra loro mettendo nel mezzo l’azione sfrenata da film più movimentati, attimi di calma e riflessione e anche un paio di canzoni lungo il percorso. Allo stesso modo i dialoghi risultano curati variando tra belle frasi d’effetto di stampo empatico e altre che toccano il black-humor dissacrante. Se vogliamo trovare un difetto al film possiamo dire che puntare a certi estremismi, in entrambi questi campi, potrebbe alienare e forse far perdere l’effetto voluto.  

 

Qualcuno potrebbe dire che c’è troppo di cui parlare a livello tematico oppure che sentirsi battute sulla morte come parte importante della vita e quindi da accettare dopo aver sentito di predatori e prede che combattono insieme in maniera anomala, risulta forse estremo. Ricordiamo sempre che sono tutte sfumature della vita che non ci regala mai qualcosa di solo positivo e semplicistico oppure negativo in maniera assoluta. Lo scopo di questo film è proprio fornire tantissimi spunti realistici nei confronti della vita e che magari non vengano assimilati tutti insieme con un’unica chiave di lettura ma forse con visioni successive e a età differenti. 

 

In tal senso “Il Robot Selvaggio” può benissimo aspirare a diventare un classico da rivedere in futuro così da acquisire sempre di più qualcosa di personale e non da relegare e dimenticare in una visione distratta e singola come purtroppo la maggior parte del nostro mercato sembra puntare. 

 

Andrea Arcuri