Il film riporta alle origini il franchise di grande successo “Alien”. Rovistando nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, un gruppo di giovani colonizzatori dello spazio si trova faccia a faccia con la forma di vita più terrificante dell’universo. Protagonisti ci sono Cailee Spaeny vista recentemente in “Civil War” e in cabina di regia Fede Alvarez .
La storia è di quelle che prendono ispirazione dai temi più classici di un film di questo genere riuscendo a citare in precisi e ben riusciti momenti sia i primi sia gli ultimi due film della saga. Ecco che un equipaggio di coloni per motivazioni legate al classismo lavorativo, entra in una stazione spaziale in disuso e s’imbatte nello xenomorfo con conseguenze disastrose. Cailee Spaeny tiene benissimo il film sulle sue spalle e trova in David Jonsson una perfetta spalla nel ruolo di un androide dalla duplice personalità. L’attrice che è stata molto apprezzata in “Priscilla” ha la capacità di tenere l’attenzione su di sé con un ottimo personaggio, l’attore per ora solo apprezzato in serie tv dona all’androide Andy una profondità straordinaria e il suo cambio di prospettiva mette i brividi. Nel guardare il resto del cast si ritrova il più grande e forse unico difetto di questo film; Sembra che sia ormai consuetudine che l’età anagrafica dei protagonisti debba essere molto bassa, parliamo di attori che sembrano poco più che adolescenti, e quindi ci si ritrova davanti ragazzi e ragazze dal passato traumatico e consumati dalla vita ma in maniera poco credibile perché evidentemente troppo giovani e belli per averne passate tante e sentirsi consumati e disillusi dalle tragedie. Per il resto la pellicola procede riuscendo a non farci dimenticare il mito dei film precedenti ma senza adagiarsi troppo e citando in maniera più o meno evidente tutti i film. Certo il capostipite rimane quello più preso come modello a livello di trama e di risvolti ma sono presenti piccoli elementi da “Aliens: Scontro Finale”, “Alien: La Clonazione” ma anche tutta la componente dei prequel di “Prometheus” e “Alien Covenant”.
Si diceva anche novità: infatti la storia parte nella maniera più classica per poi prendere,soprattutto nel terzo atto, strade nuove certo rischiose e per certi versi folli ma coraggiose. Si è riuscito a regalare al pubblico un film che intrattiene a dovere, omaggia il passato e fornisce spunti nuovi e freschi per quanto riguarda la trama dando così via a spunti futuri da percorrere sia nei momenti horror a dimostrazione che avendo un buon cineasta alle spalle e lasciandogli campo libero si può avere qualcosa di nuovo anche da vecchie glorie.
Parlando ancora del regista, la buona notizia e quello che davvero contraddistingue questo film è che il tocco e lo stile del regista Fede Alvarez, certo per chi lo ha apprezzato nei suoi film precedenti, è evidente e libero di venir fuori. In questo film porta tanto splatter e situazioni estreme come visto in “La Casa” (sempre per il discorso di omaggiare vecchie glorie in modi nuovi) insieme a momenti di agghiacciante silenzio che erano presenti e ben riusciti nel suo “Man in the Dark”.
Poteva bastare un nome legato all’horror come il suo, gli alieni inventati da H.R. Giger e un paio d’ore di spaventi e momenti iconici e il film era fatto; invece no ed è per questo che “Alien:Romulus” merita di esser visto, nonostante esca in piena estate e quindi in un periodo poco prolifico soprattutto per il nostro cinema, rischiando di passare in sordina.
Andrea Arcuri