La docu-serie indaga gli angoli più nascosti dei social media. Unica nel suo genere, la serie true crime in sei puntate apre un varco sulle oscure complessità del mondo dei social e sui pericoli che si celano al loro interno.
I registi Elli Hakami e Julian P. Hobbs, dopo lo sconvolgente documentario ‘House of Hammer’, tornano a indagare la vita delle star, questa volta dei social, raccontando la doppia vita ipnotica e misteriosa di un influencer online. Nella prima puntata Bianca, un’adolescente ossessionata dagli anime scopre un mondo online di minacce, danni e pericoli. Ne viene fuori un racconto classico nel perfetto stile di tanti altri in stile true crime di quelli con un ritmo serrato capace di interessare lo spettatore e pieno di moltissime e precise informazioni. Ovviamente la storia viene ricostruita tramite testimonianze di amici e genitori oltre a tante aggiunte delle chat di Bianca sui social con altre persone.
Si vede il disagio della ragazza nell’affrontare alcuni aspetti della vita e come l’avvicinarsi al mondo online iniziando a giocare a Minecraft per poi fare conoscenze tramite chat. Come spesso capita una di queste si rivela essere una persona pericolosa e ossessionata da lei e spesso si arriva a situazioni difficili da gestire che possono arrivare a livelli inimmaginabili. Interagire online che sia tramite foto di vario tipo oppure solo esprimendo opinioni attira persone di ogni genere tra cui anche maniaci che partono da semplici parole d’odio per poi arrivare a fare qualcosa di aggressivo.
Quello che sembra essere “solo” una storia di violenza fisica tra una ragazza che ha conosciuto un ragazzo su internet per poi finire nel peggiore dei modi ecco che nel finale si trasforma. Quello che l’omicida ha fatto a Bianca è mettere online la foto del suo omicidio per poi attirare like, commenti di vario genere e interazioni da parte di curiosi che si prendeva il diritto di commentare in ogni modo. Quello che ne risulta è che la violenza non è solo di tipo fisico ma soprattutto psicologico nell’andare a glorificare un atto di questo genere e quello che ancora oggi sta portando a parlare di Bianca e troppo spesso nel peggiore dei modi.
Andrea Arcuri