Anthony Miller (Russell Crowe) è un attore alla deriva, tormentato dai demoni del suo passato. Quando ottiene un ruolo da protagonista in un film horror sugli esorcismi, Anthony riesce anche a ricucire il rapporto complesso con la figlia. Durante le riprese, però, inquietanti fenomeni iniziano a susseguirsi sul set del film, trascinando Anthony in un baratro di follia. Quale terrificante mistero aleggia sul set del film e sui suoi protagonisti? Quale oscuro segreto si cela nel passato di Anthony? Ma soprattutto, potrebbe esserci un demone che vuole impossessarsi di lui?
Il film ci prova in tutti i modi a convincere il suo pubblico di avere qualcosa che vada al di là di una ennesima storia di esorcismi. La punta sul rapporto conflittuale tra padre-figlia, mette nel mezza un discorso meta-cinematografico alla realizzazione di un film su un esorcismo dove Anthony deve interpretare un prete. I jump-scare sono tanti e d’atmosfera mentre si cerca di aumentare quel senso di ansia in una storia con tanti risvolti.
Il problema è che ogni buona strada viene resa vana da situazioni e risvolti che vanno a peggiorare la situazione sotto altrettanti molteplici aspetti. I jump-scare sono facilmente prevedibili e gli stessi risultano esagerati e messi lungo la storia con la chiara scelta di far saltare sulla sedia e nient’altro. Il conflitto familiare viene lasciato in bilico e ai margini con solo alcuni accenni e frasi d’effetto per cercare di trasmettere la difficoltà e la sofferenza. Il potenziale sulla messa in scena di un film dentro un film non viene assolutamente sfruttato e ad un certo punto sparisce totalmente dalla narrazione. Verso il finale ci sono anche evidenti buchi di sceneggiatura con personaggi che si ritrovano in scenari e contesti così d’improvviso senza capire bene come ci siano arrivati. Infine la grande scena madre della possessione, era prevedibile che il finale andava in questa direzione, risulta totalmente anonima e poco sfruttata sia nella sia derivazione spaventosa, sia nei dialoghi banali e soprattutto nella risoluzione.
Insomma ogni tentativo del film di fare qualcosa di positivo o conquistare un certo tipo di pubblico cade in una messa in scena e scelte sbagliate su più fronti.
Andrea Arcuri