Yokai. Mostri, Spiriti e Altre Inquietudini al Museo degli Innocenti di Firenze

25 Mag, 2024

La mostra Yokai di Firenze avrà una nuovissima veste, con un allestimento totalmente rinnovato, più di centocinquanta nuove opere del XVIII e XIX secolo, molte delle quali mai viste in pubblico.

Ci saranno stampe antiche, libri rari, maschere, e armi ed armature in prestito dallo storico Museo Stibbert di Firenze e due nuovi curatori d’eccezione: Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste in Italia, direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne dell’Università di Bologna, e Eddy Wertheim, direttore della Japanese Gallery Kensington di Londra.

Se hai un pò di curiosità sul nuovo concept della mostra te lo faccio raccontare qui sotto proprio da Paola Scrolavezza, una delle curatrici.

Se invece sai già tutto e vuoi scoprire subito le super condizioni (e il super regalo) che ti ho riservato salta tutto e vai subito alla fine di questo testo (anche perché del – Regalo – che ti farò ne abbiamo solo pochissimi pezzi, quindi chi prima arriva…) :

YŌKAI, YŪREI, ONI, BAKEMONO KAPPA E TENGU In Mostra la Paura

Anfibi bizzarri, oggetti animati, mutaforma, scheletri e fantasmi, ibridi inquietanti e improbabili: l’estetica del grottesco e del mostruoso pervade la cultura giapponese fin dalle sue origini, giocando un ruolo di primo piano nell’arte visiva e nella letteratura grazie all’eccezionale vitalità del suo potenziale creativo che le permette di reincarnarsi in immagini e narrazioni sempre nuove.

Dalle figure tradizionali di bakemono e yūrei cristallizzate nelle stampe ukiyoe del periodo Edo (1603-1868) agli esoscheletri esoterico-apocalittici di Evangelion, alla sfilata dei Pokémon, agli inquietanti protagonisti del J-Horror e del cyberpunk, ai mostri superpiatti di Murakami Takashi e all’estetica urbana del monster kawaii, il mostruoso conserva la sua eccezionale energia e continua ad affermarsi come simbolo privilegiato di una cultura percepita come in continua trasformazione.

La parola yōkai è composta da due caratteri, 妖 (yō) e 怪 (kai): il primo suggerisce fascino, incanto; il secondo significa apparenza, mistero. Le creature che rientrano in questa categoria sono praticamente innumerevoli. Dopo tutto, il Giappone è la terra delle ottomila divinità, perché ogni elemento naturale – albero, roccia, ruscello d’acqua – ma anche ogni oggetto nato dal genio o dal lavoro umano può contenere una scintilla del divino.

La cultura giapponese, quindi, è intrisa di una forma di spiritualità già predisposta alla proliferazione di creature che nascono dall’intersezione tra fantastico, religione e vita quotidiana.

Lo yōkai “è l’incarnazione di un certo momento culturale – di un tempo, di un sentimento e di un luogo”, scriveva J.J. Cohen in un famoso saggio del 1994.

Ed è su questo concetto che si basa il percorso proposto in mostra.

IL PERCORSO ESPOSITIVO La Centralità dei sensi come fulcro di storie che parlano di ansie e paure

A introdurre la mostra una selezione di stampe di maestri quali Utagawa Kuniyoshi (1798-1861) e Utagawa Toyokuni III (1786-1865) immergeranno i visitatori nelle atmosfere brulicanti di vita e di piaceri dell’epoca Tokugawa, mentre a concluderla sarà un tuffo in una delle storie più amate dell’ultimo scorcio del periodo, il Nansō satomi hakkenden di Takizawa Bakin (1767-1848), celebre romanzo fiume in centosei volumi scritto tra il 1814 e il 1842, splendidamente tradotto in immagini da Utagawa Yoshitaki (1841-1899) e Utagawa Toyokuni III.

L’intero percorso espositivo si costruisce, quindi, dando voce ai luoghi, agli spazi, ai sentimenti e alle sensazioni che gli yōkai incarnano per arrivare al cuore della creazione di un immaginario profondamente radicato nella cultura giapponese e attraverso di esso esplorarne le pieghe più intime, nella quali si nascondono sensazioni, inquietudini, paure e desideri vivi, reali e materici.

È infatti dal bisogno di arginare questa minaccia che la cultura profondamente patriarcale del Giappone antico ha generato innumerevoli racconti di cui sono protagoniste vecchie streghe che divorano uomini vittime dei loro sapienti inganni, fantasmi vendicativi e demoni crudeli che si nascondono dietro le fattezze di splendide e seducenti fanciulle.

Raccontano, invece, di lealtà e vendetta le diverse stampe proposte in mostra dedicate alla vicenda storica dei quarantasette ronin di Edo che, nel XVIII secolo, vendicarono il loro signore per poi infliggersi la morte attraverso il seppuku. Tra queste, L’omaggio dei quarantasette ronin al loro signore di Kuniyoshi Utagawa, maestro nelle stampe di guerra.

L’ESTETICA DEL GROTTESCO NELLA CULTURA GIAPPONESE DI OGGI Da Son Goku a Demon Slayer

La mostra si completa con una selezione di illustrazioni, poster e locandine contemporanee realizzate per gli anime di oggi, da Son Goku, l’iconico protagonista della serie animata Dragon Ball, ispirato allo Scimmiotto del celebre classico cinese Viaggio in Occidente, fino a GeGeGe no Kitarō, a Pom Poko e al successo mondiale Demon Slayer.

I capolavori di Miyazaki Hayao, Toriyama Akira e di altri grandi autori mostrano come l’estetica del grottesco e del mostruoso, che pervade la cultura giapponese fin dalle sue origini, sia ancora oggi protagonista indiscussa nell’arte visiva, grazie alla incredibile vitalità del suo potenziale iconopoietico, che le consente di reincarnarsi in immagini e racconti sempre nuovi.