Freddy è Freddy, unico ed inimitabile.
Per questo, in occasione di spettacoli dove il clou sono i più famosi cavalli di battaglia dei Queen riproposti da tribute band, è bene chiudere spesso un occhio ed un orecchio. Tanto è la musica di quel gruppo che fa comunque da intrattenimento. Nulla da dire su chi di solito ripropone i pezzi ma, come già detto, Freddy è solo ‘quel’ Freddy e nessun altro può essere come lui.
Eppure…
Lo scorso 17 aprile questa certezza mi è stata minata.
In occasione della Mostra “Queen Unseen” di Peter Hince (a Milano fino al 5 maggio, presso la Fondazione “Luciana Matalon” -Foro Bonaparte 67-), il ristorante milanese “Il vizio” ha organizzato un piccolo concerto nei suoi locali di via Hoepli.
Se parliamo di Star, è giusto che queste si facciano attendere dai loro fan (la serata è iniziata con un’ora di ritardo sul programma, ndr). In ogni caso, questa attesa si è fatta ripagare con ampi interessi.
Protagonista della serata è stato Emanuele Richiusa, noto come abile performer quando vengono creati eventi come questo in onore dei Queen. Richiusa non solo è stato capace di dimostrare quanto gli appartenessero movenze e gestualità di Mercury, ma ha fatto anche capire di essere in possesso di una vocalità oltre la media per quanto riguarda quanti si cimentano in questo non facile repertorio.
Trascinando il pubblico attraverso i principali successi del gruppo, Richiusa si è dimostrato Artista (la A maiuscola non è un caso) perché si è presentato senza musicisti accompagnandosi con basi, è vero, ma suonando spesso e volentieri il pianoforte con grande capacità e professionalità.
Energia? Parecchia. Coinvolgimento? Anche di più. Voglia di cantare? Non ne parliamo: c’era davvero voglia (almeno da parte mia) di sentirsi una porzione di Freddy Mercury.
Richiusa sembrava davvero instancabile nel corso dell’evento. Invece di un solista, sul palco sembrava che le presenze fossero molteplici tanto è stato capace Richiusa di essere ubiquo per tutto il ristorante. L’emozione, quindi, è stata di alto livello, come pure la qualità del concerto.
A fronte di questa prova, il pubblico non è stato tiepido ma non ha regalato al cantante quel calore che avrebbe meritato. Per quanto riguarda la location, niente da dire: lo staff è stato ospitale nell’allestire un open bar raffinato e all’altezza della situazione. Per quanto riguarda il catering, invece, è stata coperta in modo adeguato solo una parte della sala.
Enrico Redaelli per GlobalStorytelling